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Renzo Pezzani (1898 – 1951), maestro elementare, iniziò in seguito la carriera di scrittore. Collaborò con varie riviste tra cui “Il Corriere dei Piccoli”. Nella sua copiosa produzione, molti sono i volumi di letture per i bambini e le poesie, alcune delle quali in dialetto (NdR)

Nessuno, forse, sa più
perché sei sepolto lassù
nel camposanto sperduto
sull’alpe, soldato caduto.
Nessuno sa più chi tu sia,
soldato di fanteria,
coperto di erba e di terra,
vestito del saio di guerra,
l’elmetto sulle ventitré.
Nessuno ricorda perché,
posata la vanga, il badile,
portando a tracolla il fucile,
salivi sull’alpe; salivi,
cantavi e di piombo morivi,
ed altri moriron con te.
Ed ora sei tutto di Dio.
Il sole, la pioggia, l’oblio
t’han tolto anche il nome d’in fronte.
Non sei che una croce sul monte
che dura nei turbini e tace,
custode di gloria e di pace.

Renzo Pezzani


Il libro vi saluta 
se pur costa dolore,
dobbiamo dirci addio.
Io conosco il tuo cuore,
tu hai scoperto il mio.
Insieme abbiam vissuto
ore calde e serene.
Ci siam voluti bene.
Tu intanto sei cresciuto,
tu sei fatto un ometto;
tu bimba, una donnina.
Io, vecchio che cammina,
quel che sapevo ho detto.
Renzo Pezzani


San Rocco è quel mendico
che un cane ha per amico,
un cane spelato, bastardo
ma di bellissimo sguardo.
Un cagnino che va zoppo
con cacciator senza schioppo
perché di anime è cacciatore
San Rocco servo del Signore.
Van da piazza a casolare
che tutti li han visti passare,
dormire ai cantoni, chiedere un tozzo
di pane e un sorso d’acqua del pozzo,
e San Rocco parlare alla bestiola
come ai bimbi il maestro di scuola.
È un cagnino di pelo bruno
che a vederlo non lo vorrebbe nessuno,
né per la greggia, né per l’aia,
ché non ringhia e non abbaia.
Ma San Rocco ne è contento:
ha il cane e non ha l’armento;
ha il guardiano e non ha la cascina;
ha un compagno quando cammina;
quando mangia ha un invitato,
quando ha freddo ne è scaldato.
Il cane zoppo, il saio liso
quattro passi dal Paradiso.

Renzo Pezzani

(poesie segnalate da Maria Vittoria Montemurro)