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L’Autonomia Differenziata fa male alla salute

L’Autonomia Differenziata (AD), voluta da alcune regioni (Veneto, Lombardia in particolare) fa male alla salute. Il regionalismo in sanità ha già prodotto danni ben visibili a tutti. Introdotto nel 2001, a seguito di una modifica costituzionale, che ha trasferito la competenza, in maniera sanitaria, alle Regioni. Di fatto in Italia esistono 20 (quante sono le regioni) servizi sanitari con diversa offerta di prestazioni e diversa organizzazione dei servizi. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è stato di fatto spezzettato con disparità di trattamento per i cittadini. 

Che ne sarà del Decreto ministeriale del 2019 che individuava un nuovo set di indicatori - nuovo sistema di garanzia- relativo ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) da garantire a tutti i cittadini presenti sul territorio nazionale, che ha già dovuto fare i conti con la successiva pandemia, nato proprio per evitare disparità nei servizi essenziali tra le regioni più ricche rispetto a quelle meno finanziate? 

L’AD amplierebbe la competenza delle Regioni fino a 23 materie, dalla sanità alla scuola, dal turismo alla protezione civile, al commercio estero e così via.

L’accelerazione attuale per applicare al più presto l’AD è dovuta al Ministro per gli Affari Regionali Calderoli. Per alcuni si tratterebbe di pura propaganda: in quanto non collimerebbe con il vantato patriottismo della Meloni. Il modello Calderoli, dicono costoro, è il modello della Lega e non vale che l’8% dell’elettorato.

Che prevede la bozza del Disegno di Legge, trasmessa al Governo (in totale 11articoli)? Ogni 30 giorni l’AD dovrà fare un passo avanti (entro un anno si prevede l’approvazione della bozza di Veneto e Lombardia). A tappe forzate si prevede di dare più risorse alle Regioni del Nord. Che ne sarà degli altri territori?  Il Disegno di Legge prevede che l’AD non potrà partire fino a che i LEP (Livelli Minimi delle Prestazioni in materia di scuola, sanità, asili nido etc.) che devono essere garantiti ad ogni cittadino sul tutto il territorio nazionale, non saranno “determinati”. Non si dice che i LEP devono essere “garantiti” ma solo determinati; né si fa cenno alle risorse che dovrebbero essere stanziate per garantire i LEP. Nulla è stato previsto nella legge di bilancio da poco approvata.

Il netto divario di assistenza sanitaria tra regioni del nord e del sud non è l’unico. Notevoli differenze esistono anche per quanto attiene la scuola: al sud nella scuola primaria un bambino su tre non ha il servizio mensa, il 66% degli alunni non ha una palestra, solo il 18% ha a disposizione il tempo pieno contro il 48% del Nord. 

L’AD andrebbe realizzata, come previsto dalla Costituzione, cioè con l’istituzione di un fondo di perequazione per compensare i territori con minore capacità fiscale e con la definizione del finanziamento dei LEP. Quello della copertura finanziaria è un punto fondamentale, senza soldi non si fanno le riforme. Nella legge di bilancio da poco approvata non è stanziato un euro per i LEP.

Occorrerebbe seguire l’esempio del governo Draghi che aveva finanziato tre LEP: per gli asili nido, per gli assistenti sociali, per il trasporto scolastico degli studenti disabili. Invece così non è.

Va superato il paradigma della spesa storica che ha solo acuito divari e disuguaglianze soprattutto ai danni del sud, ma anche di alcune aree interne del Nord. La stessa quota 103 per le pensioni avvantaggia i cittadini del nord. Il taglio lineare del RdC va a danno dei cittadini del Sud.

Bisognerebbe partire, in materia di AD, dalle parole del Presidente della Repubblica che, nel suo discordo agli italiani, di fine anno ha affermato: “Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari, tra diversi territori del nostro paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne. creano ingiustizie. Feriscono il diritto all’uguaglianza”. Ed ancora

“Dalla lotta al Covid, purtroppo non ancora sconfitto definitivamente, abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare come ad esempio il valore di quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio Sanitario Nazionale”

 

La Redazione