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Il rientro a scuola

Una pagina di diario 

 

Da quando sono in pensione il mese di gennaio è tornato ad essere soltanto un mese, uno dei dodici, uno qualsiasi, e mi viene in mente a Capodanno la canzone di Guccini che lo chiama ‘silenzioso e lieve’ , e ‘fiume addormentato’. Non contiene più il Blue Monday, il giorno più triste dell’anno, allorchè il cervello realizza che le feste sono  finite e che non ce ne saranno altre per parecchio tempo. In questi giorni di vacanza ho rivisto due miei cari ex-alunni, Massimiliano e Lorenzo, e ricevuto sul provvidenziale wathsapp molti auguri da parte di altri. Allora ho ripensato al ritorno a scuola dopo l’Epifania, festa tristolina perché di chiusura, quasi quanto la domenica pomeriggio che si dilegua nell’attesa del lunedì, come dice Leopardi. Cosa significa tale rientro a scuola? Per gli allievi, se i tempi non sono troppo cambiati, uscire dal calduccio delle coperte di primo mattino, consultare angosciosamente l’orario della giornata, raccogliere il materiale scolastico, raccapezzarsi tra gli assegni dati ‘per le vacanze’ (si spera che qualcosa abbiano studiato nelle giornate precedenti). Poi rassegnarsi alle fatiche solite…compiti verifiche e spiegazioni… prima che la routine prenda il sopravvento e qualche piacevolezza riemerga dalle consolidate consuetudini. Una volta una mamma mi si è confidata dicendo che non aspettava altro, che la scuola sarebbe dovuta ricominciare il due gennaio, per salvarla dal manicomio dei cinque figli che aveva tutti iscritti nel mio liceo, e quasi tutti miei allievi! Mese duro anche per il docente, con il pensiero già volto al pacco di compiti non ancora corretto, alle verifiche da programmare, ai consigli di classe e agli scrutini, alle scadenze. Un bel po’ di robe che ti precipitano addosso appena sopravvissuto agli impegni familiari e a qualche giornata di libertà. Mi dico che tra i piaceri del pensionamento c’è questo ordinato fluire dei giorni, lo stemperare gli impegni senza che prendano il sopravvento gli uni sugli altri, e però quando so che ‘stamattina si ritorna a scuola’ una velenosa nostalgia involontariamente mi pervade e me li vedo ancora davanti, seduti nei banchi …”Perchè siete così tranquilli stamattina?” dico da stupida senza godermi la pace inattesa…e guardo i loro occhi come di gatto socchiusi ancora nel dormiveglia, e vedo nelle loro movenze rallentate tratti ancora infantili, che mi inteneriscono.  Qualche giorno prima ho comprato caramelle e cioccolatini, li ho messi in certi sacchetti colorati contandoli e ricontandoli -uno per ciascuno- e non è stato facile. Sono tanti e non volevo dimenticare nessuno. La lezione comincia stentatamente…evito di presentare subito i lavori del mese, di annunciare le scadenze. Poi la tensione si scioglie e un rassicurante vociare serpeggia. ‘Gennaio è un tiranno gentile, passerà in fretta’, dico con tono rassicurante. Poi parliamo del nome e della storia del mese, del calendario gregoriano e di quello di Numa Pompilio, che aveva aggiunto Gennaio e Febbraio(‘poteva evitare,  prof.’, come se facendolo scomparire le vacanze continuassero!). Parliamo del Capodanno, del sole in Capricorno ed altre amenità. A ridosso della campanella, ecco che tiro fuori i sacchetti della Befana. Mi arrivano sorrisi ed auguri e la prof.,smessi i panni della Befana, può comunicare la data del prossimo compito, un po’ a tradimento, come un evento ineluttabile. ‘A Gennaio tutti i gatti nel gattaio’, come dice il proverbio.

 

Maria Colaizzo