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Riccardo Dalisi



La Meraviglia.

Non c’è altra parola che descriva lo studio di Riccardo Dalisi a Napoli in Calata San Francesco, persino lo spettacolo del mare dal balcone passa in secondo piano tanto si è rapiti dagli oggetti minuscoli ma anche grandissimi della sua creazione artistica. Centinaia di piccole sculture appese a fili invisibili ondeggianti alla brezza che viene dal golfo. “Dare materia ad un’idea” racconta Dalisi, con la sua voce pacata e lo sguardo splendente, in un video tratto dal sito riccardodalisi.it: La capacità di conoscere a fondo le regole della geometria, dell’ordine per cogliere su un sottile crinale l’imprecisione, per liberare dal foglio lo “spirito folletto”. L’opera diviene il frutto dell’idea ma anche del gesto che fa tutto il corpo che si muove per realizzarla.  I colori sono fantastici, fogli e disegni arrotolati sparsi ovunque; “se divento amico del materiale questo mi risponde come se avesse una sua creatività interna”; molti sono i materiali che usa ma a mio avviso il materiale nel quale trova la sua espressività soggettiva è la latta, la lamiera che da lastra piana diventa, battendola, tridimensionale fino a liberare l’opera. “La battitura è una energia che viene trasferita sul corpi fisico della lamiera e la lamiera si modella su questa energia imprigionata, e la restituisce come emozione”, la meraviglia, appunto.

Riccardo Dalisi nasce a Potenza nel 1931, ma fin da studente si stabilisce a Napoli dove si spegne nel 2022.

È difficile mettere Riccardo Dalisi all’interno di una categoria, è docente universitario, designer, artista, ma soprattutto è un uomo che mette la sua creatività all’interno del tessuto sociale. L’esperienza agli inizi degli anni ’70 con gli studenti al rione Traiano nella periferia occidentale di Napoli, gli fa sperimentare una progettualità architettonica “partecipata”. Il lavoro con i bambini diventa dominante, (saranno anche coautori di una pubblicazione accademica); sono loro che gli consentono la scoperta della realtà fiabesca nella realtà quotidiana, ed è con loro che nel corso della sua lunga esistenza darà vita ad esperienze artistiche capaci di coniugare arte ed impegno sociale.

Nel ’73 assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva i gruppi e le persone che in Italia coprivano l'area più avanzata della cosiddetta "architettura radicale", un sistema di laboratori per la propagazione dell’uso di materiali e tecniche e relativi comportamenti, progetto probabilmente ispirato ai contenuti del pensiero di Ivan Illich.

Nel ’79 Alessi gli commissiona una caffettiera napoletana che sarà nel tempo fonte di continua sperimentazione e che nell’ 81 gli farà vincere il Compasso d’oro, premio che vincerà nuovamente nel 2014 per il suo impegno sociale.

Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo ma nessuno è più fortunato di noi napoletani che possiamo trovare, quando meno ce l’aspettiamo, una sua opera che occhieggia da una strada o sporge inattesa da un balcone nei punti più disparati della città.

Maria Vittoria Montemurro

 

Di seguito riportiamo l’intervista fatta nel 1991 da Lucia Mastrodomenico a Riccardo Dalisi tratta dal libro di L.M. “Gli anni ’70 e Napoli” Magistra Edizioni.