Il calcio
ti offre sempre una rivincita:
le utili maniche di Victor Dell’Aquila
le utili maniche di Victor Dell’Aquila
Accade
che un giorno un ragazzino di dodici anni che aveva marinato la scuola, nello
scendere da un albero resta quasi ucciso toccando non volendo i fili dell’alta
tensione. La scarica gli brucia le braccia e lo riduce in fin di vita. Nella
lotta tra la vita e la morte, la vita ha la meglio, quella vita adesso così
limitata, che gli farà dire al medico che lo aveva salvato “perché mi avete
lasciato in vita”, e che farà rispondere al medico che avrebbe dovuto vivere
per restituire la vita alla madre, la sua “vieja”.
Quel ragazzino è Victor Dell’Aquila.
Non sarà solo l’amore per la madre a consentirgli di andare avanti ma anche la profonda passione per il calcio, l’amore incondizionato per il suo Boca. Victor segue tutte le partite, spesso a bordo campo, lo conoscono tutti, lo fanno entrare spesso senza biglietto, tutti hanno tenerezza per quel ragazzino così vivace ma così sfortunato. Un detto argentino dice che il calcio ti offre sempre una rivincita.
È il 1978, i Mondiali di calcio si tengono in Argentina; è una Argentina dilaniata dal golpe del 1976, sono mondiali controversi poiché la FIFA non deciderà di cambiarne l’assegnazione definita precedentemente. Per l’Argentina la vittoria del Mundial diventa motivo di orgoglio e rivalsa, ma il torneo è articolato e complesso (anche l’Italia di Bettega e Paolo Rossi ci metterà del suo). Arriva comunque in finale: Argentina - Olanda. Il gioco si fa duro, si va ai supplementari; prima Kempes e poi Bertoni sigillano la vittoria. Fillol il portiere della nazionale argentina si inginocchia a terra stremato, Tarantini il terzino sinistro gli si avvicina e lo abbraccia.
Ed è in questo momento che accade l’incredibile. Victor, che aveva potuto seguire dal vivo solo quella partita, riesce a sfuggire all’ingente schieramento della terribile polizia argentina e corre fortissimo nel campo fino ad arrivare dove Fillol e Tarantini si stanno abbracciando. L’effetto della corsa e l’intensità del sentimento rendono vive le vuote maniche di Victor che si aprono in un abbraccio, il piede di Victor sfiora in un contatto fugace il piede di Tarantini. Lo stadio è invaso da fotografi di tutto il mondo che cercano di fissare con i loro obiettivi i diversi momenti ed i protagonisti, ma sarà Ricardo Alfieri, ad immortalare quel momento con un suo memorabile scatto che diventerà il simbolo di quel Mundial.
El abrazo del alma, sarà il titolo che il giornale sportivo El Grafico sceglierà per la copertina a corredo della indimenticabile foto.
Victor
riceverà una copia di quella foto con la dedica di Ricardo Alfieri: “Para
Víctor, con cariño, mi mejor foto del Mundial 78”.
Quel ragazzino è Victor Dell’Aquila.
Non sarà solo l’amore per la madre a consentirgli di andare avanti ma anche la profonda passione per il calcio, l’amore incondizionato per il suo Boca. Victor segue tutte le partite, spesso a bordo campo, lo conoscono tutti, lo fanno entrare spesso senza biglietto, tutti hanno tenerezza per quel ragazzino così vivace ma così sfortunato. Un detto argentino dice che il calcio ti offre sempre una rivincita.
È il 1978, i Mondiali di calcio si tengono in Argentina; è una Argentina dilaniata dal golpe del 1976, sono mondiali controversi poiché la FIFA non deciderà di cambiarne l’assegnazione definita precedentemente. Per l’Argentina la vittoria del Mundial diventa motivo di orgoglio e rivalsa, ma il torneo è articolato e complesso (anche l’Italia di Bettega e Paolo Rossi ci metterà del suo). Arriva comunque in finale: Argentina - Olanda. Il gioco si fa duro, si va ai supplementari; prima Kempes e poi Bertoni sigillano la vittoria. Fillol il portiere della nazionale argentina si inginocchia a terra stremato, Tarantini il terzino sinistro gli si avvicina e lo abbraccia.
Ed è in questo momento che accade l’incredibile. Victor, che aveva potuto seguire dal vivo solo quella partita, riesce a sfuggire all’ingente schieramento della terribile polizia argentina e corre fortissimo nel campo fino ad arrivare dove Fillol e Tarantini si stanno abbracciando. L’effetto della corsa e l’intensità del sentimento rendono vive le vuote maniche di Victor che si aprono in un abbraccio, il piede di Victor sfiora in un contatto fugace il piede di Tarantini. Lo stadio è invaso da fotografi di tutto il mondo che cercano di fissare con i loro obiettivi i diversi momenti ed i protagonisti, ma sarà Ricardo Alfieri, ad immortalare quel momento con un suo memorabile scatto che diventerà il simbolo di quel Mundial.
El abrazo del alma, sarà il titolo che il giornale sportivo El Grafico sceglierà per la copertina a corredo della indimenticabile foto.
Maria Vittoria Montemurro