Se
vi trovate a Genova cercate di andare a visitare il bellissimo cimitero
monumentale di Staglieno. Molte persone illustri sono sepolte lì come ad
esempio, per citare qualche mia preferita, Anna Maria Ortese e Fernanda Pivano.
Tuttavia potete anche imbattervi nel monumento funebre di persone sconosciute
ai più ma molto care ai genovesi, come quello di Caterina Campodonico,
Cattanin dae reste “la venditrice di noccioline”.
Caterina
nasce nel 1804 a Genova, in un quartiere popolare e
da una famiglia povera, per cui giovanissima deve iniziare a lavorare; vende ciambelle,
e le reste,
quelle collane di nocciole infilate con un filo di cotone, che portano fortuna
in amore, girando con le sue delizie tutte le fiere dei paesi liguri intorno a Genova.
Ma l’amore a lei non sorride, infatti l’uomo che sposa si rivela
un fannullone ed un forte bevitore, per cui lei lo lascia. La decisione le
costa un prezzo altissimo perché sarà costretta a versare al marito tremila
franchi per abbandono di tetto coniugale. Caterina non si scoraggia, paga la somma richiesta e continua la
sua vita di venditrice per le strade e le campagne di Genova, tra il disappunto
e le critiche della sua famiglia che la considera troppo indipendente e
spregiudicata.
Caterina continua operosa e parsimoniosa la sua vita di
venditrice, mettendo così da parte una piccola fortuna che immediatamente attira
le mire dei suoi familiari. È quello che sta per accadere quando nel 1880
Caterina si ammala gravemente. Non era giunta però la sua ora per cui Caterina
guarisce e decide di utilizzare i suoi risparmi commissionando ad un famoso
scultore dell’epoca, Lorenzo Orengo, una statua in marmo, da porre
nel Cimitero di Staglieno, che la rappresenti nella sua tenuta di tutti i
giorni - grembiule orlato di pizzo, scialle a frange, gonna a pieghe, orecchini
e crocchia - con i suoi simboli: le collane di nocciole, portafortuna per i
fidanzati. Si racconta che Caterina abbia seguito personalmente i lavori di
esecuzione della scultura per verificarne la fedeltà alla sua persona, e che
quando questa, finalmente finita e posizionata dove adesso la si può ammirare,
lei andasse tutti i giorni a visitare la sua tomba, compiaciuta della memoria
che quel gesto fiero ed arguto le avrebbe sicuramente dato ai
posteri. Dopo Orengo, Caterina completa la sua opera: commissiona al poeta
dialettale genovese Giambattista Vigo una piccola poesia da scolpire sul
basamento della statua, che racchiuda la sua vita operosa e coraggiosa e la
consegni alla memoria collettiva così spesso negletta per le vite e le imprese
dei semplici e degli ultimi.
Cattanin dae reste muore nel 1882; moltissimi furono i genovesi che parteciparono al suo funerale per porgerle l’ultimo saluto.
Maria Vittoria Montemurro