testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Il domani, un esercizio difficile

 

Il Rapporto CENSIS del 2021 definisce l’Italia affetta da Nazionalismo Introflesso. Nel 2019 Massimiliano Valerii, direttore generale del CENSIS, nel suo libro: “La notte di un’epoca. Contro la società del rancore: i dati per capirla e le idee per curarla” parlava di un Nazionalismo Illiberale. Dal 1989, dalla caduta del muro di Berlino, il PIL del mondo è più che raddoppiato, l’export mondiale è aumentato di quattro volte, la popolazione mondiale che vive al di sotto della soglia internazionale della povertà è passata dal 36 al 10%. Indicatori economici tutti positivi; al tempo stesso si sono ampliate le disuguaglianze all’interno dei singoli paesi. In Italia, rispetto a trent’anni fa i redditi degli operai sono diminuiti del 18%, quelli dei dirigenti aumentati del 7%. I redditi dei giovani sono diminuiti del 32%, quelli degli anziani sono invece aumentati. La globalizzazione ha portato al fallimento della redistribuzione di benefici ed opportunità.

Si è strutturato un nazionalismo molto diverso da quello storico: nel 1800 si tendeva ad edificare gli Stati- Nazione e a fortificare le identità nazionali. Quello odierno è invece un nazionalismo introflesso, volto alla chiusura e alla ricerca di protezione. Domina la paura. A distanza di 35 anni dalla caduta del muro di Berlino, si erigono nuovi muri ed il pericolo maggiore di turbamento della stabilità, nei paesi ricchi, continuano ad essere i migranti. Li respingiamo mentre fingiamo di non accorgerci che stanno arrivando.

Le moderne democrazie stanno perdendo la capacità di rispondere ai bisogni sociali come riuscivano a fare in passato. Le democrazie illiberali prendono sempre più spazio. Segnali inequivocabili che, quanto teorizzato da Valerii, si va realizzando. Dovunque, in Europa, ad ogni tornata elettorale, continuano a vincere le destre.

Le cose non vanno meglio a livello delle famiglie: con il Covid sono aumentate le chiusure, le diffidenze, la tendenza al risparmio. Si calcola che ammontino a 1000 Miliardi di euro i risparmi detenuti dalle famiglie italiane, con un incremento del 25% dal 2000 al 2020. Tale cifra rappresenterebbe la sesta economia europea dopo quelle di Germania, GB, Francia, Italia e Spagna.

Dal 2020 si sono inoltre incrementati: denatalità, numero di single; le famiglie divengono sempre più piccole; la famiglia non è più un sostegno (per anziani, disabili etc.), se non nei paesi con pochi abitanti o nelle isole; mentre, nelle metropoliti, sono gli anziani a sostenere economicamente i giovani che non trovano lavoro.

Un quadro davvero poco rassicurante.

Con il Covid si è incrementata inoltre, nelle famiglie, la perdita della cultura del rischio (calcolato). Dal 2020 il rischio si identifica con l’azzardo. È venuto meno il welfare del 900. La propensione  al cambiamento, nel dopoguerra, si era identificata con la propensione al rischio: oggi è venuta meno. Riprendere la “cultura del rischio” può rappresentare la piattaforma per la ripresa.

Nell’estate del 2023 sta crescendo la spesa per viaggi e turismo. Come se, dopo anni di chiusura domiciliare, causa Covid, ci sia sempre più bisogno dell’effimera vacanza, anche se molto costosa, per riprendere fiato.

E poi?  È troppo facile prendersela con la politica che non funziona. Dare la colpa ai politici. Cominciamo a chiederci: “ma io che faccio, per cambiare questo stato di cose”. Partire da sé per cambiare la realtà che non va.  Tutti, giovani e anziani, ricordandoci che: < Si è giovani quando si pensa ”il mondo è così e lo voglio cambiare”. Non si è più giovani quando si pensa “il mondo è così e non ci posso far niente” >

Riprendere la “cultura del rischio” può rappresentare la piattaforma per il cambiamento.

R.L.