L’articolo che segue, tratto
da Quotidiano Sanità, mette bene in evidenza le differenze regionali in materia
sanitaria, esistenti in Italia. È un trend che va avanti dal 2001, anno in cui
fu approvata la modifica del titolo V della Costituzione che ha introdotto, tra
l’altro, il regionalismo sanitario.
In sanità le Regioni comandano. A Governo e
Parlamento restano essenzialmente funzioni di Coordinamento e Verifica. La
Gestione è saldamente in mano alle Regioni e, tramite queste ultime, alla
Aziende Sanitarie Locali ed Ospedalieri.
Dopo 20 anni e più il Servizio
Sanitario Nazionale(SSN) è quanto mai frantumato. Ci sono regioni dove i
servizi ambulatoriali ed ospedalieri funzionano bene; altre in cui funzionano
male se non del tutto assenti. Tra queste ultime, e non sorprende, vi sono
anche alcune regioni del Nord (ovest), come si evince dalla tabella che segue.
In Italia l’applicazione dei
Livelli essenziali di Assistenza (Lea) è disomogenea e manca uniformità nell’erogazione
delle cure, sia in materia di prevenzione che di assistenza territoriale ed
ospedaliera.
I fautori dell’Autonomia Differenziata (AD) dovrebbero riflettere su questi allarmanti dati. L’applicazione dell’AD, comporterebbe un ampliamento delle differenze regionali in sanità, e coinvolgerebbe la scuola, i servizi sociali, gli asili nido, la protezione civile etc.
Un’Italia sempre più “differenziata”, sempre più divisa, difficilmente digeribile, in primo luogo, da parte degli assertori di una Italia/ Nazione, unita e forte.
(RL)
“Più della metà delle Regioni non garantisce le cure essenziali”.
Al top Veneto, Emilia-Romagna e Toscana. Flop in Valle d’Aosta, Calabria e Sardegna. I dati provvisori dei Lea per il 2022.
di Luciano Fassari,
tratto da Quotidiano Sanità del 19 febbraio 2024
È quanto emerge dai primi dati provvisori del
Ministero della Salute che fotografano un peggioramento sulla fornitura delle
cure essenziali con ben 12 tra regioni e Pa che risultano insufficienti in
almeno uno dei tre macro indicatori (prevenzione-ospedale-territorio) e appena
9 che raggiungono la sufficienza. Un dato in peggioramento rispetto all'anno
precedente.
Peggiorano i
risultati sulle cure essenziali in Italia. Nel 2022 appena 9 regioni su 21 le
garantiscono a pieno. Sono ben 12 (erano solo 7 nel 2021) tra regioni e Pa che
non riescono ad essere sufficienti in tutte e tre le macro aree
prevenzione-ospedale-territorio). Al top troviamo il Veneto, seguito da
Emilia-Romagna e Toscana. Bene anche Lombardia e Pa Trento. Flop in Valle
d’Aosta, Calabria e Sardegna. Sono i dati (ancora provvisori) del Ministero
della Salute che sono stati presentati in audizione in Senato dalla Direzione
Programmazione.
Nel 2022 le
Regioni che presentano un punteggio inferiore alla soglia in una o più
macro-aree sono:
in una macro-area: Bolzano (Prevenzione), Liguria (Prevenzione), Lazio
(Prevenzione), Abruzzo (Prevenzione), Molise (Prevenzione),
in due macro-aree: Piemonte (Distrettuale, Ospedaliera) Campania
(Prevenzione, Distrettuale), Basilicata (Distrettuale, Ospedaliera) Calabria
(Prevenzione,Distrettuale), Sicilia (Prevenzione, Distrettuale), Sardegna
(Prevenzione, Distrettuale);