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Medici di famiglia: con il passaggio al Ssn l’Enpam perde il 40% dei contributi

Equilibrio difficile per il futuro dell’Ente di previdenza: nel 2024 sono cresciuti sia i pensionati (+11,19%) che l’importo degli assegni (+13,29%).
 
di Claudio Testuzza
tratto da “Il Sole 24 ore” del 6 maggio 2025


In questi giorni le Regioni discuteranno l’attesa riforma che dovrebbe coinvolgere i medici di medicina generale. Categoria professionale in discussione per il proprio ruolo, oggi identificato con un rapporto convenzionale e possibile, in futuro, nella dipendenza.

Dalla convenzione alla dipendenza
Se il passaggio alla dipendenza diventasse realtà, i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta inizierebbero a versare i loro contributi all’INPS, portando l’Enpam a perdere circa il 40% delle entrate contributive. Attualmente, il peso di questa categoria professionale è stimato in circa 1,8 miliardi di euro sui 3,7 miliardi totali versati all’ente previdenziale. Alla realtà previdenziale dei medici convenzionati prevede il Fondo specifico della medicina convenzionata e accreditata dell’Enpam, l’Ente previdenziale dei medici, ed una condizione economica legata ai versamenti prodotti ed ai trattamenti pensionistici relativi. I medici di medicina generale versano all’Enpam un’aliquota contributiva del 26% che viene applicata sul compenso del medico, di cui il 10,375 a carico dell’azienda e il 15, 525% a carico del sanitario. Inoltre il medico è anche soggetto alla quota A, propria di tutti i medici iscritti agli Ordini provinciali, che dipende dall’età, e alla quota B, pari al 19,5% dell’eventuale reddito professionale. Il numero degli iscritti attivi presso la Medicina Generale, è pari a 66.501, lievemente superiore rispetto al 2023 (pari a 65.926). Tale incremento è dovuto sia all’ingresso nella platea degli attivi della categoria dei medici fiscali, sia all’innalzamento da 70 a 72 anni del limite di età per la permanenza in servizio del personale in convenzione con il Ssn.
 
Precario equilibrio fra entrate contributive e uscite per pensioni
Per quanto attiene il Fondo di medicina generale nell’esercizio 2024, le entrate contributive complessive sono aumentate del 12,21% rispetto al consuntivo 2023. In dettaglio, i contributi ordinari sono stati pari ad € 1.774.079.019 (+12,76% rispetto allo scorso esercizio). Tale incremento è da attribuire al versamento degli arretrati contrattuali a seguito della sigla dell’ACN di categoria. Per quanto riguarda le uscite il numero complessivo dei pensionati risulta in aumento, rispetto al 2023, del 7,28% a seguito dell’incremento dei pensionati ordinari (+11,19%). E l’incremento della spesa complessiva per pensioni è stata pari al 13,29% rispetto al precedente esercizio. In particolare, con riferimento agli oneri per pensioni ordinarie, pari ad € 1.599.712.608, si evidenzia un incremento del 15,98% rispetto al consuntivo dello scorso esercizio. Per quanto riguarda, invece, i trattamenti di inabilità assoluta e permanente (€ 45.383.238) e quelli in favore dei superstiti di iscritto (€ 376.338.440), si registra un aumento delle uscite pari rispettivamente al 3,11% ed al 4,28% rispetto all’esercizio 2023.
 
Da salvaguardare il rapporto contributi/pensioni
Nel complesso, la spesa pensionistica del Fondo risulta superiore rispetto alle entrate contributive, dando luogo ad un valore del rapporto fra contributi e pensioni di 0,90 (0,91 nel 2023). Il rapporto contributi/pensioni costituisce, al pari degli altri indici, un riferimento significativo per valutare l’andamento delle gestioni previdenziali nel breve periodo. Per la gestione della medicina generale, dopo il picco di crescita registrato fino al 2022, il numero dei trattamenti si assesta. Risulta comunque un incremento esponenziale (+328%) delle nuove pensioni del 2024 rispetto al 2015. Per la medicina generale, nel 2024, i nuovi pensionati di vecchiaia rappresentano l’86,91% del totale dei nuovi pensionati ordinari, mentre coloro che accedono al trattamento anticipato sono appena il 13,09%.
 
Gli iscritti alla gestione Enpam
Gli iscritti a medicina generale, circa 66 mila, sono suddivisi quasi parimenti fra donne ( 32.500 ) e uomini (33.500 ), con un’età media di 61 anni per gli uomini e 57 anni per le donne. Sono iscritti alla gestione tutti i medici aventi rapporto professionale con il Servizio Sanitario Nazionale (o altri Enti o Istituti) in qualità di medici di assistenza primaria, pediatri di libera scelta ed addetti ai servizi di continuità assistenziale ed emergenza sanitaria territoriale.
I medici di assistenza primaria, i medici di famiglia, sono circa 37 mila. Il loro reddito medio è di 113 mila euro per circa 20 mila uomini, con differenze fra nord ( 116.000) , centro e sud (110.000 ), di 106 mila euro ( 109 mila nord, e 105 mila centro e sud ) per circa 16.500 donne. I pediatri di libera scelta sono in maggioranza donne, circa 5.000, e 2.000 gli uomini. L’età media dei pediatri è di 64 anni per gli uomini, e di 57 anni per le donne. Il redito medio è di 140 mila euro per gli uomini e di 128 mila euro per le donne.
I pensionati ordinari sono circa 34 mila e 16 mila i superstiti. L’età media dei pensionati donne è di 71 anni e di 74 anni per gli uomini. I superstiti ultra 26enni hanno un’età media di 77 anni per le donne e di 66 anni per gli uomini. Il trattamento pensionistico medio è di circa 36 mila euro annui.
Se l’attività dei medici di medicina generale rimarrà nell’alveo del lavoro autonomo, l’Enpam, a detta del suo presidente Oliveti, potrà mantenere, per tutti, la sostenibilità di lungo periodo. Ma non potrà garantire il pagamento delle pensioni ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta se da convenzionati dovessero diventare dipendenti.