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Noi, medici di famiglia, vi spieghiamo perché siamo favorevoli a diventare dipendenti

Senza il ripensamento dell’intera medicina territoriale a cui sta lavorando il ministro della Salute Schillaci si rischierebbe seriamente la tenuta del Ssn.
 
di Maria Francesca Falcone *, Cecilia Ruggiero *, Laura Viotto *
tratto da “Il Sole 24 ore” del 24 febbraio 2025


I punti chiave
Andare oltre modelli cristallizzati a 50 anni fa
Integrare i MMG (Medici di Medicina Generale)  nel SSN (Servizio Sanitario Nazionale)  con pari doveri e tutele oggi mancanti
Tassello cruciale nel ridisegno dell’assistenza territoriale
 
Apprendiamo con grande soddisfazione dall’articolo pubblicato il 20 febbraio dal Sole 24 Ore che il ministro Schillaci coraggiosamente e senza tentennamenti sta procedendo sulla via della riforma della medicina del territorio, basata sull’attivazione delle nuove moderne infrastrutture sanitarie, le Case della Comunità (CdC), e sull’introduzione del nuovo istituto contrattuale della dipendenza per i medici di medicina generale (Mmg), soluzioni atte a restituire solidità ed efficienza a questo fondamentale pilastro del Servizio sanitario nazionale (Ssn).

Andare oltre modelli cristallizzati a 50 anni fa

Come medici afferenti al “Movimento medici di medicina generale per la Dirigenza” vorremmo far giungere al ministro, attraverso questa testata, tutto il nostro sostegno, entusiasmo e compiacimento per la determinazione e la forte motivazione a procedere verso il cambiamento di una medicina generale retta ormai solo dal senso di responsabilità dei medici, ma a questo punto inadeguata per l’impalcatura complessiva, cristallizzata a quasi 50 anni orsono. Confidiamo nel suo impegno e nella sua coerenza nel portare a termine un compito difficile quanto indispensabile che riviene tanto dal mandato europeo del Pnrr quanto dall’impegno politico assunto nei confronti dei cittadini, che hanno il diritto di avere una medicina del territorio più efficiente e recettiva dei bisogni sia di salute che socio-assistenziali, a maggior ragione dopo l’esperienza drammatica della recente pandemia che ha svelato a tutti indistintamente i punti deboli dell’attuale organizzazione delle cure territoriali.
 
Integrare i Mmg nel Ssn con pari doveri e tutele oggi mancanti
Dice bene il ministro quando afferma che ci vuole coraggio per affrontare il cambio di passo della medicina generale e soprattutto chiede la collaborazione di tutti nell’essere recettivi e proattivi nell’aderenza e nella partecipazione al nuovo progetto: l’ambizioso obiettivo di cambiamento che iniziando dal percorso di formazione dei mmg, che diventerebbe universitario e omogeneo su tutto il territorio nazionale, diversamente da quanto accade oggi perché gestito dagli ordini professionali con ampie differenze da regione a regione, prosegue con l’assunzione dei mmg alle dipendenze del Ssn come dirigenti, coordinati in équipe multiprofessionali e multidisciplinari all’interno delle CdC, ottenendo la realizzazione di un sistema meglio organizzato, più efficiente e posto all’interno del Servizio sanitario nazionale, come parte integrante di esso. Non ci sfugge che è interesse primario del ministro quello di rendere le cure primarie un servizio veramente pubblico, fruibile meglio e al minor costo da parte di tutti i cittadini, ma oggi affidato ad una categoria di liberi professionisti privati in convenzione con il Ssn e pertanto non facenti parte a tutti gli effetti di esso, pur rappresentando la porta d’ingresso al sistema cui i cittadini si rivolgono per primi per poter accedere alle cure. Sarebbe pertanto più giusto che questi professionisti, alla base della piramide del sistema di salute pubblica, fossero integrati nel Ssn con pari doveri ma anche con pari diritti e tutele (che oggi non hanno) rispetto ai colleghi ospedalieri o dei diversi dipartimenti.
 
Tassello cruciale nel ridisegno dell’assistenza territoriale
Non ci sfugge altresì che i detrattori della riforma del ministro Schillaci, paventando la perdita della libera scelta del medico di fiducia da parte del cittadino e la perdita di capillarità dell’assistenza sul territorio per effetto dell’introduzione di quell’ulteriore status giuridico del mmg non fanno il bene del Ssn. Tali affermazioni non trovano alcun riscontro in quei modelli sanitari europei, Spagna e Portogallo su tutti, dove i governi hanno fatto la scelta di rendere dipendenti tutti i professionisti delle cure primarie o comunque di affiancare anche tale tipo di inquadramento contrattuale a quello in convenzione. In questo momento c’è bisogno bisogno di tutti gli strumenti e le strategie possibili per poter ridisegnare l’organizzazione delle cure territoriali tanto a misura delle nuove esigenze dei cittadini che di quelle dei medici, obiettivi entrambi irraggiungibili con il mantenimento dello “status quo” che il ministro sta giustamente cercando di modificare.
Alla luce di quanto detto la loro martellante campagna mediatica contro il progetto del ministro e delle Regioni non trova più alcuna giustificazione, attesa per di più la possibilità di scelta del regime contrattuale più confacente almeno per i Mmg già in servizio.
Senza questo consistente ripensamento dell’intera medicina territoriale, che per come è ora risulta inadeguata alla transizione sanitaria, demografica, sociale e tecnologica in corso, e oltretutto sempre meno attrattiva per i giovani medici che la stanno sempre più disertando alimentando già oggi il fenomeno della desertificazione sanitaria delle aree periferiche ed ultraperiferiche legata ai pensionamenti, si rischierebbe seriamente la tenuta dell’intero Ssn.
Vada avanti il ministro, al quale non faremo mai mancare la nostra collaborazione.

* Movimento Mmg per la Dirigenza