tratto da Doppio Zero del 12 Gennaio 2025
Il quarto appuntamento della nostra rubrica bimestrale
di conversazioni psicosociali ci porta negli Stati Uniti, dove incontriamo
James Hollis, analista junghiano di fama internazionale e autore di numerosi
libri. Conosciuto affettuosamente come Jim dai suoi colleghi e
lettori, Hollis è una delle figure più note e amate della comunità junghiana
contemporanea.
A differenza di molte personalità odierne che cercano
visibilità a ogni costo, Jim si distingue per la sua natura riservata e
introspettiva, incarnando un ideale lontano dal narcisismo dilagante nella
società moderna.
Un aneddoto curioso: Jim è l’unico junghiano in vita a
cui i suoi estimatori hanno spontaneamente dedicato una pagina Facebook, un
tributo alla sua influenza e alla profondità del suo lavoro.
Tra i suoi contributi più significativi spicca il
libro che esplora quella fase della vita spesso definita "crisi della
mezza età", ma che lui ha ridefinito The Middle Passage (1993).
Hollis è una delle rare figure junghiane che, insieme
a giganti come Jung stesso e un altro Jim (Hillman), ha saputo trascendere i
confini della nicchia junghiana, portando la psicologia analitica a un pubblico
più vasto e contemporaneo.
Jim, cosa significa anima?
Gli esseri umani sono quelle strane creature, sempre
in cerca di qualcosa di "mancante." E così si avventurano in una
continua ricerca, sempre desiderando, mai soddisfatti... di qualcosa. La
tragica ironia è che cercano ciò che hanno sempre avuto dentro di sé: l'anima.
Nella società post-moderna il legame con l'altro misterioso,
un tempo mediato dalla mitologia tribale e dai rituali efficaci, si è eroso,
lasciando gli esseri umani alla deriva, senza guida, e piuttosto
irascibili. Disuniti, quindi sedotti, cercano appagamento
attraverso più sesso (o migliore), inseguono oggetti scintillanti oppure, in
alcuni casi, tentano di riaccendere un legame con gli dèi (sbiaditi), ormai
svaniti da tempo.
Il filosofo presocratico Eraclito affermava: "Non
si scopriranno mai i limiti dell'anima, anche se si percorressero tutte le
strade—tanto profonda è la sua misura". Ciò che intuiamo e chiamiamo anima
rimane un mistero. Ne sappiamo molto poco, eppure la sua presenza è tangibile e
reale. La parola psyche è il termine greco per
"anima" e ha origini etimologiche che rimandano a due fonti. La prima
è il verbo psychein, che significa "respirare". Essa
rappresenta la forza vitale che fluisce dentro di noi: quell'atto di inspirare
ed espirare, il respiro invisibile dell'energia che attraversa il corpo, lo
anima e gli infonde l'essenza dell'anima stessa. La seconda origine si collega
all'immagine della farfalla, simbolo di trasformazione: dal bozzolo, col tempo,
emerge qualcosa di straordinariamente bello. La farfalla è sfuggente; non puoi
afferrarla mentre si libra nell’aria, eppure la sua presenza affascina. Queste
due immagini incarnano una fantasia primordiale, arcaica e metaforica, che
cerca di intuire il mistero della psiche. Offrono simboli che conosciamo,
simulacri o frecce indicatrici di ciò che possiamo solo sperimentare, senza
davvero comprenderlo.
Cosa ci succede quando siamo disuniti o separati dalla
nostra anima?
Sperimentiamo una sofferenza profonda che
inevitabilmente si riflette nel mondo: nelle nostre relazioni, sui nostri figli
e nella società nel suo complesso. Come osservava Jung, la nevrosi è una
sofferenza che non ha ancora trovato il proprio significato. Questo non elimina
la sofferenza, ma ci ricorda che scoprire il significato del nostro travaglio
può aiutarci ad affrontare i momenti difficili. Il modello junghiano richiede
molto da una persona, ma offre in cambio ricompense altrettanto profonde. Come
ho detto a più di un paziente, l'obiettivo non è "curarti," perché
non sei una malattia. È piuttosto un invito a un dialogo più profondo, capace
di rendere la tua vita più interessante e di condurti attraverso paesaggi
spirituali inaspettati. Questi luoghi, sebbene non previsti, aggiungeranno
sfumature più ricche, più oscure e variegate alla trama della tua esistenza.
Come e dove si svolge questo dialogo?
Grazie alla mia analisi, ho imparato a onorare il
mondo dei sogni e dell'immaginazione attiva. Questo mi ha portato a iniziare a
pormi domande come: "Qual è il significato di questa scelta?" Una
domanda apparentemente semplice, ma capace di avviare un’indagine profonda,
quasi forense, nel territorio dell’anima.
Il territorio dell'anima è quello dell'inconscio...
Il problema dell'inconscio è che è, appunto,
inconscio. Recentemente, mentre mi trovavo in ospedale, un’infermiera mi ha
chiesto cosa facessi nella vita e in che modo la psicologia analitica fosse
diversa dalla psicologia ordinaria. Io le ho risposto che cerchiamo di avviare
una conversazione con l'inconscio. Dopo aver riflettuto per un momento, mi ha
risposto: "Ah, ho capito, lavori con le persone in coma." Devo
ammettere che questa risposta mi ha sorpreso, e più riflettevo su di essa, più
mi rendevo conto che, per molti di noi, ha senso pensare che la maggior parte
del tempo siamo in stati alterati, mossi da paure, rispondendo alle sfide della
vita con comportamenti automatici e riflessivi, senza essere pienamente
consapevoli dei vasti psicodrammi che si svolgono sotto la superficie delle
cose. Sebbene la cultura popolare sia spesso un ampio campo di distrazioni
dalla vita dell'anima, in molti percepiscono che qualcosa di vitale manca in
tutto quel lampeggiare, fascino e frenesia.
La famosa distinzione fatta da Freud tra istinti e
civiltà? O meglio: civilizzare gli istinti!
Secondo Jung, gran parte dei nostri problemi derivano dalla separazione dai
nostri istinti. Il nostro viaggio sulla Terra inizia in totale impotenza e
dipendenza da coloro che il destino ci ha assegnato, e per questo sopravviviamo
come esseri "adattati". Col tempo, questi adattamenti che ripetiamo
quotidianamente si trasformano in risposte automatiche, talvolta autonome, alle
sfide che ci derivano dalla famiglia e dalla cultura che ci sono state imposte.
Non c'è quindi da stupirsi se finiamo per diventare estranei a noi stessi o
addirittura i nostri peggiori nemici. Ci aggrappiamo anche ai nostri
comportamenti disfunzionali, perché sono la barca che ci ha portato fin qui. A
volte, il naturale processo di maturazione ci consente di superare le paure
infantili e i comportamenti epifenomenici, ma spesso essi si radicano in noi,
trasformandosi in governi ombra. Spesso, è necessario attraversare una crisi,
una perdita di energia o una serie di problematiche che ci costringono a
fermarci e finalmente affrontare la realtà, magari iniziando una terapia, o
forse affrontando tutto da soli.
Stai facendo riferimento a quella che molti
definiscono la crisi di mezza età?
Mi riferisco a quella fase della vita in cui
recuperare sé stessi diventa il progetto fondamentale della seconda metà della
vita.
Dante, e così anche Jung, ritenevano che questo
avvenisse intorno ai 35 anni. Cioè, quando ci rendiamo conto di non essere più
immortali.
Esattamente. Questo ci porta a cercare e separare i
fili intrecciati del nostro Sé dalla miriade di voci che richiedono la nostra
attenzione, mentre la nostra lealtà (John Beebe direbbe integrità)
interiore acquisisce una nuova urgenza. Questo processo selezione, quindi
discernimento, nasce da un atteggiamento di consapevolezza critica che si va
pian piano sviluppando.
Quali sono le domande che i tuoi pazienti si pongono
"nel mezzo del cammin" della loro vita?
"Da dove proviene questa necessità di
cambiamento?" Oppure, "Questo cammino ingrandisce o riduce il mio
viaggio?" Queste sono le domande che ciascuno di noi deve porsi per vivere
una vita più autentica.
E cosa succede quando ce le poniamo?
Prima o poi, ciascuno di noi è chiamato a fare i conti
con la sofferenza. Prima o poi, il male si insinua nelle nostre vite, portando
con sé la perdita, la sconfitta e le seducenti tentazioni di stanchezza e fuga.
Tuttavia, anche le ore più buie fanno parte della ricchezza di questo viaggio
che chiamiamo vita. Qualunque cosa accada "là fuori", molto di più ci
viene chiesto dall'interno. Mantenere energia, concentrazione e un forte
impegno per la crescita e l'apprendimento è difficile, ma fondamentale per la
profondità e la dignità del nostro cammino. Ogni volta che la ruota del tempo
gira, la vita ci riporta alla domanda: "come vivrai di fronte a una
situazione su cui apparentemente non hai alcun controllo?" Questa domanda
rende la sfida profondamente personale. Jung, in una lettera del 1950 a Olga
Fröbe-Kapteyn, sottolinea che l'individuazione si compone di tre fasi, e che la
psicologia può aiutarci solo con la prima: la comprensione. Poi, dice Jung,
arrivano le qualità morali dell'individuo: il coraggio di affrontare ciò che
deve essere affrontato, la persistenza e la resistenza nel tempo, finché non
iniziamo a vivere in modo diverso.
Sembrano compiti impossibili …
"Cosa ti sostiene quando nulla ti
sostiene?", diceva sempre Jung.
Cosa?
Prima o poi, l'edificio costruito del falso sé si
eroderà, fino a collassare, e allora si entra nella notte oscura dell'anima. In
tutta quella oscurità intimidatoria, si troverà almeno una scintilla di luce
che guida attraverso e fuori dalla foresta oscura? Se troviamo, ci aggrappiamo
e rischiamo quella fiammella di luce, allora sappiamo di portare dentro
qualcosa che trascende le limitazioni ordinarie dell'ego che ci legano al
noioso ciclo della ripetizione. Una persona del genere sa da quel momento in poi
che non è mai sola nella sua solitudine, che non è mai priva di sostegno
interiore e che, se proviamo semplicemente a fare la prossima cosa giusta come
crediamo che sia giusta, qualcosa dentro di noi si alzerà e ci sosterrà.
Stai parlando di provvidenza o resilienza?
Nel vasto mare stellato dell'universo, l'anima umana
ha una resilienza e una galleggiabilità che non si conoscono... finché non le
conosci.
Galleggiabilità? Ma come possiamo affidarci alla
“galleggiabilitá dell’anima”?
La poetessa Emily Dickinson l'ha scritto in un
aforisma: "Il marinaio non può vedere il nord, ma sa che l'ago della
bussola può." La sua intuizione del 1863 ci ricorda che quando ci
avventuriamo nei mari agitati di un viaggio incerto, dobbiamo ricordarci di
portare e fidarci della bussola interiore che ci indica il vero nord
dell'anima.
Il marinaio sa di non essere mai davvero solo, nemmeno
nella solitudine più assoluta. La sua esperienza e saggezza lo accompagnano
sempre.
Sono profondamente grato per il lavoro di Jung e di
tutti quei colleghi che hanno aperto cammini, metodi e prospettive più ampie.
Mi hanno sostenuto, offerto intuizioni e speranza, e mi hanno fatto sentire che
non ero solo. Se restiamo fedeli a ciò che è giusto per noi stessi e per i
nostri pazienti, offriamo una compensazione fondamentale rispetto all’approccio
dominante della nostra cultura, che privilegia la semplice attenuazione dei
sintomi. In contrasto, noi ci concentriamo sul problema del significato del
simbolo, che considero alla radice della maggior parte delle forme di
psicopatologia.
Quindi, è possibile coltivare l’anima oggi. Giusto?
Una collega e amica ha recentemente sognato di
trovarsi su una zattera in mare aperto, quando una grande figura è emersa dalle
profondità. Si è trovata sospesa sopra una balenottera bianca, che la
trasportava insieme alla sua zattera. Poi ha aggiunto: "Mentre si muove
sotto di me, mi adatto al suo movimento, consapevole che devo cavalcare il suo
slancio, sapendo che è la balena, non io, a comandare. È una corsa meravigliosa,
e sorrido mentre poi nuota via."
Sono convinto che tutti noi desideriamo (anche senza
saperlo o ammetterlo) conoscere ciò che si muove sotto la superficie delle
nostre vite. Desideriamo tutti vivere la piena gioia e il terrore di quel
viaggio. Desideriamo tutti entrare in contatto con ciò che ci guida attraverso
questo cammino che chiamiamo vita!
Il sogno della tua amica e collega è sicuramente un
sogno guida. Da dove vengono quei sogni?
Non lo potremo mai sapere con certezza e rispondere a questa
domanda. Eppure, queste presenze sono palpabili e inconfondibilmente nostre.
Non sapremo nemmeno chi o cosa le ha generate. Ma se prestiamo attenzione alle
loro immagini, scopriremo un tesoro. Scopriremo che qualcosa dentro di noi ci
conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Questo qualcosa sta
cercando di guidarci, correggerci e informarci su come affrontiamo e ci
immergiamo nel mondo.
Jung definiva questa voce come la Vox Dei, una voce
"che spesso si oppone bruscamente alle nostre intenzioni soggettive e
talvolta può costringerci a prendere una decisione estremamente
sgradevole".
Ciò che ci permette di seguire l’autonomia della
nostra funzione emotiva, che non solo si scarica neurologicamente, ma offre
anche un’analisi qualitativa dal punto di vista di quella fonte interiore di
conoscenza.
Ci puoi dire qualcosa in più?
Ormai sappiamo che i nostri sintomi sorgono per
avvisarci, per cautelarci e per reindirizzarci secondo un’agenda che non è
sempre confortante per l’ego: l’agenda dell’anima. Quando impariamo a dialogare
con i nostri sintomi, avviamo una conversazione profonda con noi stessi. Molto
più profonda di quanto sia possibile attraverso la vita conscia.
Ma è possibile questo nella società contemporanea
post-liquida?
La sociologia ci insegna che fino alla fine del XIX
secolo, l’idea di “progresso” animava il mondo occidentale—una società
migliore, migliore salute e longevità, pace internazionale e forza attraverso
la coltivazione del carattere personale. Oggi, invece, afferma Bauman è il
cambiamento per il cambiamento stesso a guidare le nostre vite. E così
diventiamo qui “fantasmi affamati,” descritti dalle tribù indigene d’America:
invadiamo, divoriamo, andiamo avanti e ripetiamo il processo incessantemente.
Ritengo che la nostra società sia sempre più
frammentata, inquieta e antagonistica. Ma credo che sia giusto e accurato dire
che abbiamo gli strumenti per affrontare questo periodo di frattura e
discordia.
Il nostro lavoro, aiutare le persone a trovare la loro
bussola interiore, rimane uno strumento che aumenta la capacità degli individui
di mantenersi aggrappati alla loro guida interiore in tempi di transizione.
L’avvento di internet, il mondo di Zoom, significa che sempre più persone a
distanza, o quelle svantaggiate, possano accedere a questa fonte di istruzione
e incoraggiamento evolutivo. Allo stesso tempo, gli stessi ambienti sono pieni
di ideologie piene di odio e di mille seduzioni dello spirito. Tutto ciò che
possiamo fare è quello che possiamo fare, e quando andiamo a letto la notte,
crediamo che possa fare qualche piccola differenza.