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Diritti umani e condizione dei ROMA *


"I grew up with the idea I am a cigan, I wanted to get rid of this identity, I was taught to be Romanian, (…). I rediscovered my identity (...). I want to die as a Human person."
 (Nicolae Gheorghe) **

Si è svolta a Napoli la sesta edizione del  Festival del Cinema dei Diritti Umani dal 3 al 13 dicembre 2013.  Il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli è membro della rete Human Rights Film Network (HRFN) che ha sede ad Amsterdam e raccoglie 35 città del mondo, città dove si svolgono queste  tipologie di Festival; inoltre è tra i promotori della “Rete del Caffè Sospeso” che collega 7 festival italiani di documentari di impegno sociale. Durante le dieci giornate si sono svolte  le proiezioni di film  sulla tutela dei diritti umani.  Sono stati anche sede di dibattito  sui Diritti Umani nelle comunità del Meridione d’Italia ed hanno contribuito ad una informazione corretta e plurale sulle condizioni di vita delle categorie sociali più discriminate e sulle trasformazioni globali in atto. Il tema dei diritti delle minoranze Roma ha assunto un ruolo prioritario all’interno della rassegna cinematografica svoltasi a Napoli.  Vorrei qui riportare  qualche mia riflessione  sul tema del pregiudizio e razzismo in rapporto ai diritti umani. Parto da esperienze concrete osservate recentemente in contesti italiani ed europei. Il tema: la questione annosa dei ROMA che non manca di accendere dibattiti colorati da dimensioni a contenuti altamente emotivi. Non passa settimana che spezzoni di TG o giornali o radio locali non riportino qualche notizia frettolosamente ottenuta e superficialmente trattata sui malintenzionati appartenenti alle comunità ROMA. Riaffiorano soprattutto i miti della “zingara che ruba i bambini”, paragonabili a quella “dell’uomo nero” che viene a prendere i bambini cattivi. Questi messaggi nati nelle radici della psiche collettiva e nella paura del “diverso da me” sono tramandati inconsapevolmente da madre in figlio nel tempo.
Ultimamente  ho avuto l’opportunità di partecipare alla seconda conferenza promossa nell’ambito del “European Network for Research and Cooperation on Roma issues”,  in partenariato con l’Università di Napoli, “Federico II”,  il Comune di Călărași, le associazioni PAKIV, European Roma Fund, RomanoButiQ ed il Forum Campania Rom. L’evento si è svolto a Calarasi, Romania, dall’8 al 10 settembre 2013.  Focus dell’incontro: la mobilità/migrazione internazionale delle comunità Roma e loro impatto a livello locale.  Non si è partiti dal solito problema di come arginare il fenomeno, di come ridurre gli impatti negativi, della sicurezza nazionale dei paesi coinvolti, dell’imporre  regole di condotta alle comunità ROMA. Piuttosto il filo conduttore è stato guardare  alla realtà di questo fenomeno con sguardo obiettivo. Molti sono stati i contributi di dottorandi e ricercatori accompagnati dai contributi dei relatori Roma e delle associazioni per i diritti dei ROMA.  È stato messo in luce come è cambiato il modo di migrare dei Roma e come permane nella coscienza dei cittadini europei un’ analisi stereotipata di questa condizione. Siamo partiti da Călărași, analizzato la vita dei Roma in questa piccola cittadina e siamo arrivati a Napoli, alle immagini dei campi insistenti sulla città di Napoli. È stata per me una sorpresa seguire questo flusso, comprendere la modalità di migrazione costante fra queste due città, fra queste due nazioni europee. I  Roma di Călărași si spostano stabilmente fra queste due città, per di più gemellate, vivendo gli spazi e impattando con i servizi locali di queste due realtà. Ci forniscono dunque  un feedback immediato dello stato dei servizi in due realtà europee. Ci forniscono spunti di riflessione e domande aperte: “Perché si spostano da Calarasi a Napoli?” ;  ”Partono per far fronte a situazioni di  estrema  povertà o per vincere pregiudizi?”; “come fanno in questi difficili contesti locali a mantenere la propria identità?”.
Dai racconti dei ROMA sono emerse  le loro  priorità: la famiglia, il lavoro, la casa. Il racconto dei Roma stessi ha reso bene l’idea: la migrazione di questa piccola comunità, portandosi figli, nonni o partendo da soli, rassomiglia, in tutto e per tutto,  al modo di migrare dei nazionali romeni e di tutti gli altri  migranti. Dove avviene la differenziazione? È nell'etnia che poi i percorsi si differenziano? I Roma in questione sono a tutti gli effetti rumeni, sono europei, ma appartengono soprattutto ad una minoranza etnica. Un Roma mostra specifica appartenenza alla sua etnia ma la sua cittadinanza sembra non divenire mai concreta, mai contestualizzata. All’interno della comunità Rom esiste un forte codice morale, un’ etica della famiglia: il Roma  vuole rispetto per la sua famiglia ed ha il rispetto che gli deriva dall’ appartenere a quella famiglia, a quella comunità. Al di fuori del suo nucleo l’impatto con la comunità locale, il più delle volte,  gli restituisce spesso un senso di “vergogna”  per la sua cultura che non gode di “rispetto”.  Lavoro e parentela vanno di pari passo. Per i Roma  il “campo” offre uno spazio sicuro di stoccaggio, di approvvigionamento per la sua famiglia. Al di fuori del campo si espone ad una comunità che non approva le attività di economia povera e marginale, spesso al limite del legale. Anche se, tra gli stessi  Roma, è molto più sviluppata che in altre comunità la capacità creativa, artistica.  Basta pensare alle loro produzioni, alla loro capacità di lavorare materiali poveri, come la latta o il ferro. Queste qualità non vengono mai valorizzate nei contesti locali che i Roma abitano, né in Romania, tanto meno in Italia.
*termine  riconosciuto a livello internazionale riferito ai gruppi etnici ROM
** attivista Roma, sociologo e professore universitario, deceduto nell’estate del 2013,  ha ampiamente difeso i diritti della comunità Roma nel mondo.

Christina Harrison                                        aggiornato al 14.1.14