Da questo numero di “madrigaleperlucia” sono pubblicate una serie di interviste ai curatori delle sezioni in cui essa è articolata e ad alcuni collaboratori. Questa scelta comunicativa è nata in seno all’ultima riunione di redazione, nella quale ci siamo interrogati sull’opportunità di sperimentare altre forme di comunicazione e di riflessione. L’intervista quale modalità di indagine è stata molto cara a Lucia Mastrodomenico che ha utilizzato tale formula nel suo libro “Gli anni 70 e Napoli”- edito da Magistra, con prefazione di Goffredo Fofi, intervistando personalità del mondo della cultura e della politica. Lucia, attraverso le voci di coloro che hanno vissuto quegli anni, ci ha restituito una visione critica della realtà, con un forte richiamo alla responsabilità di ciascuno di noi a quella forma di rispetto non semplicemente e superficialmente acquisita di diritto, ma guadagnata e meritata nella relazione con l’altro\a. Riteniamo che dall’interrogarsi per dare risposte scaturisca un momento di riflessione attiva; infatti consideriamo l’intervista come modalità comunicativa fortemente relazionale in cui, “a partire da se”, ci si mette necessariamente in gioco con l’altra\o, presupposto ritenuto da Lucia, e noi con lei, fondamentale per aprire altri scenari possibili e nuovi punti di avvistamento della realtà.
Ed è proprio il “partire da se”, quale elemento cardine del pensiero di Lucia e del suo percorso esistenziale e politico, a costituire, per ciascuno di noi della redazione, metodologia di elaborazione del pensiero e punto di partenza per riflettere. L’esercizio del “partire da se”, dunque, per poter fare spazio all’altro\a, per poter costruire la riflessione.
Questa è la metodologia del nostro periodico online che intendiamo offrire ai lettori e a potenziali pubblicisti e sulla quale la redazione lavora, fin dai primi giorni in cui la rivista è nata, nella cernita degli articoli da pubblicare; ricordiamo ai nostri lettori che la fedeltà al pensiero di Lucia ed al suo rigoroso metodo di lavoro costituiscono i fondamentali della rivista quale luogo di esercizio di libertà a tutto campo. È per questo che ci sono, accanto al lavoro ed alla teoria, sezioni editoriali come la moda, le ricette di cucina: inventarsi un vestito, preparare un dolce diventano gesti potenti e politici quando è agito il piano simbolico, quando è chiara la visione d’insieme.
Madrigaleperlucia dunque non è un calderone in cui riporre pensieri disordinati, come si fa di solito nei blog o nei cari vecchi diari. Ecco perché utilizziamo i termini giornale, rivista, periodico come sinonimi.
Maria Vittoria Montemurro aggiornato al 12.3.14
Intervista a Pietro
Rinaldi (Direttore responsabile)
Ti presenti ?
Sono nato nel 1972, quando molti degli animatori di
Madrigale erano nelle scuole, in piazza o all’università a discutere e
combattere per le proprie idee. Sono cresciuto in un paio di paesi della
Calabria fino ai 17 anni. Poi per me è iniziata una girandola di cambiamenti
che, attraverso la scelta formativa prima e lavorativa poi, mi hanno portato a
vivere a Napoli, Bari, Milano, Bologna, Firenze. “Mi occupo di comunicazione”, dico a quanti mi
chiedono di cosa vivo. La risposta che mi arriva è in genere è: ”cioè?”. In
genere per evitare troppo approfondimenti ribatto in modo vago; spiegare che mi
sono laureato in Scienze Politiche ad indirizzo Storico, con una tesi in
filosofia della politica sull’utilizzo dell’architettura come strumento
ideologico, che ho fatto un Master in Marketing e Comunicazione molti anni fa;
e più di recente un secondo master in Management Sanitario ed un corso di
specializzazione in Comunicazione Presso la Scuola Superiore di Pubblica
Amministrazione sarebbe troppo lungo e complicato e non direbbe che mi occupo
di Marketing Communication, Comunicazione corporate, etc, etc, con una forte
specializzazione per la Pubblica Amministrazione.
Perché hai aderito al
progetto editoriale di “madrigaleperlucia.org” ?
Per me Lucia è un racconto di Roberto, Maria Vittoria
e gli altri. Ho aderito a Madrigaleperlucia.org
perché mi interessava capire come la maturità di pensiero e la ricchezza
di esperienza di chi aveva partecipato attivamente alla vita culturale di
Napoli negli ultimi 30 anni poteva diventare patrimonio delle generazioni future
attraverso l’utilizzo di sistemi di comunicazione nuovi.
Cosa ritieni si possa
fare in questa fase di crisi economica e politica per dare impulso, positivo e
critico, alle tematiche legate all’ informazione (elettrificazione)
delle nostre esistenze e più in generale alle tematiche legate all'innovazione
tecnologica?
Occorre ripensare il presente senza avere paura di
abbattere modelli mentali superati. Non è la mia una cieca fede
nell’innovazione, ma la presa di coscienza che il mondo è stato rivoluzionato
negli ultimi anni e non sarà mai più lo stesso. Capire il presente e ripensare
sé stessi e la società in ragione di una realtà mutata credo sia la strada
maestra per affermare la propria identità, cogliendo le opportunità dei tempi
moderni.
Quale ritieni possa
essere il ruolo del volontariato nell'attuale contesto sociale?
Il volontariato nasce dal desiderio delle persone di
intervenire sulla propria realtà, cercando di modificarla in ragione delle
proprie idee. Un tempo la si chiamava politica. Oggi “volontario” è diventato
l’appellativo della persona di buon cuore che si sporca le mani in silenzio con
la realtà e “politico” il titolo di un professionista della Pubblica Amministrazione
a tempo determinato. Credo che dalla pratica di cambiamento dei volontari possa
nascere la spinta più interessante al cambiamento.
Molti "pensatori"
affermano che il ruolo della "tecnica" è superiore a quello
dell'economia e della stessa politica; qual'è il ruolo della tecnica nella tua
attuale attività professionale ?
Per me è un po’ come chiedere: è il pensiero che
fa la scrittura o la scrittura che fa il pensiero? La tecnica ha modificato il
mio modo di pensare e di vedere le cose. La comunicazione è una trasformazione
in simboli di un’attività o di un fatto, utile a permettere un dialogo tra
sistemi (viventi o automatici) diversi. Per questo pensare in un’ottica di
comunicazione significa essere abituati a ridurre la complessità in semplicità.
Questa è la tecnica, questa è diventata la mia vita.
Intervista a cura di Rocco Maria
Landolfi Aggiornato al 12.3.14