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IN MEMORIA (Locvizza il 30 settembre 1916)


I recenti tragici avvenimenti di Parigi, oltre a procurarci  sdegno e orrore verso la violenza terroristica, dovrebbero anche farci riflettere sul come sia difficile l’integrazione tra culture diverse e come spesso le tensioni laceranti portino al dramma. Il  problema, anche se oggi ha raggiunto proporzioni enormi e allarmanti a causa degli spostamenti in Europa, quasi migrazioni,  da parte di uomini e donne di altri continenti che fuggono la fame, le persecuzioni, la guerra, è sempre esistito.  Lo testimonia  questa poesia di Giuseppe Ungaretti tratta dalla raccolta “L’Allegria “
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse
Giuseppe Ungaretti ( L’allegria )
Ungaretti, figlio di Italiani emigrati, nacque nel 1888 ad Alessandria d’Egitto e lì visse fino al 1912, quando si trasferì a Parigi. Durante gli anni di scuola presso l’Ecole Suisse Jacot, una delle più rinomate d’Alessandria, si legò di amicizia con Moammed Sceab. Il giovane arabo si era trasferito anch’egli a Parigi, abitando nella stessa pensione dell’ amico in rue des Carmes , dove si uccise il 9 settembre 1913.


 Marinella Gargiulo