testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Scuola e prevenzione del terrorismo in Francia


I tragici avvenimenti di Parigi pongono alla nostra attenzione un problema  che, nelle immediate reazioni di sgomento  e di terrore,  viene in questo momento sottovalutato ma che bisognerà presto affrontare anche in Italia ed è l’integrazione scolastica e sociale dei bambini/e, ragazzi/e immigrati/e. Infatti il dato più  sconvolgente di tutta la vicenda è  che i tre attentatori  fossero francesi per nascita. Se la scuola francese fosse riuscita ad integrare i tre giovani nella società, difficilmente sarebbero diventati dei delinquenti e non sarebbero finiti in carcere dove è iniziato il loro percorso verso il terrorismo. Il problema è  complesso perché  dal punto di vista educativo rispetto agli immigrati  il  modello culturale francese, contrariamente a quello italiano,  è quello dell’assimilazione (<< Dal punto di vista culturale Io ti do il meglio che esiste: i miei valori repubblicani nati dalla Rivoluzione dell’89>>). Modello che negli ultimi  due secoli, nonostante la Francia sia stato sempre un paese ricco di immigrati,  è riuscito a creare una forte identità nazionale. Ma negli ultimi trent’anni  l’immigrazione ha cambiato volto con la massiccia affluenza  di immigrati dal Nord Africa che, senza particolari progetti di integrazione scolastica, considerando anche che i progetti speciali che  erano stati posti in essere in alcune regioni, come quella di Montpellier, sono stati trascurati dal governo di Destra, trovano una grande difficoltà ad assimilarsi alla cultura francese. Perciò facilmente,anche il ragazzo di famiglia immigrata, ma che è nato in Francia e quindi non ha problemi linguistici, troverà difficoltà a inserirsi nel sistema scolastico francese. Per la ricerca fatta in occasione del Progetto Comenius 2000 “PACE” - ( Projet d’Action Culturelle et Educative- Intégration et scolarisation des élèves issus de l’immigration), iniziato nel 2000 e conclusosi nel 2002, in famiglie dal debole livello socio- economico sono i maschi i più sfavoriti. Le ragazze, se hanno la possibilità da parte delle famiglie di poter frequentare la scuola, la considerano una possibilità per emanciparsi e in genere il loro profitto è buono e anzi cercano di fare da ponte tra la loro famiglia e la società francese. Per i ragazzi è molto diverso: la loro cultura d’origine si basa sul rispetto del padre, sul suo ruolo all’interno della famiglia e sui valori patriarcali di cui egli è portatore, però spesso nel contesto francese i padri sono discreditati dalla disoccupazione, le malattie, l’alcolismo, quindi lo status  del patriarca non  è più attuale presso questi giovani, soprattutto nell’ambiente algerino ( non è un caso che i fratelli Kouachi fossero di origine algerina). Per questi giovani i << vecchi >>  sono detentori di una cultura ancestrale che non è di nessuna utilità in Europa. Quindi negli ultimi dieci anni in Francia, essendo fallita  l’ integrazione assimilazionista, come ha affermato lo stesso primo ministro francese Manuel Valls dopo la strage, e sviluppandosi sul territorio e contro  la volontà del governo, il modello  “comunitarista” (cioè delle comunità etniche chiuse in sé stesse ) si verifica che i giovani, che non si sentono francesi ma non hanno neanche più l’ identità etnica di origine, possano  sentire una forte attrazione verso il Califfato che dà loro la possibilità di  far parte  di un nuovo stato: quello islamico.  Dal punto di vista scolastico, non  bisogna misconoscere  che,  valorizzare la religione e la cultura del  paese  d’origine, può essere un appoggio molto forte  da cui partire per ottenere  il successo scolastico degli allievi. Il mantenere delle regole <<tradizionali>>, o l’acquisizione di regole nuove, più o meno impregnate di quelle del paese ospitante, favorisce il successo scolastico. Al contrario una situazione  intermedia che può essere destrutturante per l’identità di genere (ciò che succede per i ragazzi di fronte a una società in cui cambia il posto dell’uomo) non sarà favorevole. In più bisogna  considerare che il successo scolastico è migliore quando la madre padroneggia la lingua e, all’occorrenza,   ha fatto qualche studio. Quindi cercare di coinvolgere le madri in progetti scolastici può avere effetti positivi. A Montpellier, per esempio, ho partecipato in una scuola media a un pranzo, a base di couscous,  preparato dalle madri di alunni magrebini. Ottimi dispositivi per favorire  l’integrazione di alunni immigrati sono stati posti in essere nell’isola de La Réunion, che fa parte delle isole mascarene che si trovano nell’ oceano indiano, ma che è un dipartimento francese d’Oltremare. I docenti e i vertici dell’ istituzione scolastica, che vengono tutti dalla madrepatria,<<la metropole>>, hanno inserito  il bilinguismo nella scuola già dalle classi elementari.  Cioè il creolo parlato nell’isola viene studiato a scuola come lingua a sé insieme al francese. Molto spazio viene dato nella scuola anche ad associazioni di genitori  ed attività su usi e costumi delle terre di origine.

Marinella Gargiulo