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Nel corso dell’ultima riunione della redazione di “madrigaleperlucia.org”, confrontandoci, come al solito,  anche sulla quotidianità delle nostre vite, si è finito col parlare di giustizia, quella dei tribunali, e di lì giungere alla giustizia o piuttosto all’ingiustizia ed alle ingiustizie,  il passo è stato breve. L’ultimo pezzo pubblicato su madrigale, scritto da Agnese Palmieri,  sulla situazione indiana delle giovani donne e delle donne in generale, la fortunata messa in scena di un dramma di Eduardo De Filippo a cui il tema della giustizia era molto caro, la riflessione economica sulla distribuzione delle risorse tra le popolazioni, la relazione tra giustizia e sanità,  ci hanno convinto a dare avvio ad un approfondimento sul tema della giustizia in senso lato.

“Io sono per la giustizia non importa contro o a favore di chi.” (Malcom X)

“Ho perso molto della supponenza legata al semplicistico concetto di giusto o sbagliato.” (Batman Begins)


Visionaria giustizia

Ho visto al teatro San Ferdinando di Napoli (tempio della prosa eduardiana), “il Sindaco del rione Sanità”, dramma estremamente articolato, scritto da Eduardo De Filippo nel 1960, che affronta il complesso e sempre attuale  tema della giustizia. La giustizia di cui si parla  è quella che si dovrebbe ottenere dai tribunali, ed è a partire da questo che la vicenda di Antonio Barracano, il sindaco del rione Sanità, si snoda sublimando la realtà fino ad assumere il piano simbolico, cercando di dare, come ci dice lo stesso Eduardo, “indicazione alla giustizia”.
Antonio Barracano, a partire da se, dalla sua biografia, combatte “l’astuzia che si mangia l’ignoranza”, difendendo gli ignoranti dalla malafede; la sua grandezza sta nel contenere il male ed il bene, lo farà fino in punto di morte, morte causata dall’inceppamento del suo stesso meccanismo di garanzia dei poveri disgraziati. Egli utilizza il suo potere, la sua autorevolezza per assicurare una forma di giustizia a coloro che si rivolgono a lui. Sue sono le armi del buon senso, sua la capacità di riconoscere l’ignorante in buona fede e di tutelarlo appianando i conflitti,  e soprattutto, prevenendo, memore della sua esperienza, le dolorose conseguenze dell’esasperazione e della miseria.
 “E’ un visionario che cerca di ristabilire nel mondo un ordine andato fuori sesto”. Egli è, a mio avviso, un uomo che rende possibile la sua idea di giustizia attraverso la relazione con l’altro\a, nella quale mette continuamente in gioco se stesso;  ed è questo che lo rende autorevole, che rende il suo giudizio riconosciuto e condiviso da coloro che si rivolgono a lui, persino l’adorata moglie. Ed è questo che lo porterà alla morte: incontrerà una “carogna” , chiusa nel proprio egoismo e nella propria avidità , incapace di qualunque relazione a cominciare da quella con il figlio, che lascerà tra i due  solo lo spazio della coltellata fatale.
Ma evidentemente la giustizia secondo Antonio Barracano non basta. Sarà il  professore Della Ragione, fidato sodale del sindaco, nella scena finale al cospetto  delle spoglie di Barracano, facendo appello alla coscienza degli uomini presenti, in un mondo che ha “preso l’abitudine di mandare continuamente la coscienza in lavanderia”, a ripristinare l’ordine della verità, quella che nonostante tutte le difficoltà e le insidie  è affidata alla giustizia dei tribunali, con tutte le conseguenze che essa porta con se. E chi sa se da questo possa “venire fuori un mondo come lo sognava il povero don Antonio, meno rotondo ma un poco più quadrato”.


Maria Vittoria Montemurro