Caro basket,
dal momento in cui ho
cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri
della vittoria nel Great Western Forum ho saputo che una cosa era reale: mi ero
innamorato di te.
Un amore così profondo che
ti ho dato tutto dalla mia mente al mio corpo dal mio spirito alla mia anima.
Da bambino di 6 anni profondamente innamorato di te non ho mai visto la fine
del tunnel.
Vedevo solo me stesso
correre fuori da uno. E quindi ho corso. Ho corso su e giù per ogni parquet
dietro ad ogni palla persa
per te. Hai chiesto il mio impegno ti ho dato il mio cuore perché c’era tanto
altro dietro. Ho giocato nonostante il sudore e il dolore non per vincere una
sfida ma perché TU mi avevi chiamato. Ho fatto tutto per TE perché è quello che
fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire. Hai fatto
vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere un Laker e per questo ti
amerò per sempre. Ma non posso amarti più con la stessa ossessione. Questa
stagione è tutto quello che mi resta. Il mio cuore può sopportare la battaglia
la mia mente può gestire la fatica ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.
E va bene. Sono pronto a lasciarti andare.
E voglio che tu lo sappia
così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme.
I momenti buoni e quelli
meno buoni. Ci siamo dati entrambi tutto quello che avevamo. E sappiamo
entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino
con i calzini arrotolati bidone della spazzatura nell’angolo, 5 secondi da
giocare, palla tra le mie mani…
Ti amerò per sempre,
Kobe.
Con queste parole, dedicate al basket, Kobe Bryant ha annunciato
il suo ritiro al termine di questa stagione di NBA. Kobe ne ha fatte tante da
quanto era un ragazzino che a sei anni si arrotolava i calzini, probabilmente anche
in Italia, visto che è proprio in Italia che Kobe, figlio di americani, ha
mosso i suoi primi passi da cestista. Bryant è, attualmente, il terzo giocatore
più prolifico di tutta la storia della NBA, alle spalle di Jabbar e Karl Malone, giusto
per rendere l’idea. I numeri della sua carriera sono quasi imbarazzanti, visto
che ha al suo attivo una media di circa 26 punti a partita, da aggiungere ad
uno score medio di 4,7 assist, 5,3 rimbalzi ed un totale di oltre 1.800 palle
rubate. Non ha sicuramente vinto quanto avrebbe potuto,
ma che importa quando pratichi lo sport che ami.
Kobe ha concentrato la sua intera carriera professionistica nella NBA con la casacca dei Los Angeles dove gioca dal 1996 ed è considerato una vera e propria divinità, un simbolo, come Totti per i romanisti, Del Piero per gli juventini o Maradona per i napoletani.
Kobe ha concentrato la sua intera carriera professionistica nella NBA con la casacca dei Los Angeles dove gioca dal 1996 ed è considerato una vera e propria divinità, un simbolo, come Totti per i romanisti, Del Piero per gli juventini o Maradona per i napoletani.
Un giocatore come Bryant non ci sarà mai più; ce ne saranno e ce ne sono probabilmente anche
di più forti, ma difficilmente qualcuno calcherà il parquet con il suo stile e
la sua classe, che insieme alla sua leadership, lo hanno reso e lo renderanno
ancora di più, dopo il suo ritiro, una leggenda di questo sport, una leggenda
del basket.
Rocco Maria
Landolfi