È piccolo il bar del porto. Un
localino con qualche frigo, il banco, le sedie, quelle alte, due bagni, anche
troppo grandi, e l’affaccio sul porto del piccolo paese dove parte la nave per
un’isola minore. Non è il porto di una grande città, dove pure partono navi per
piccole isole. Nel paese dove mi trovo, quello del piccolo bar posto a fianco
della biglietteria delle navi, ci si arriva con qualche difficoltà,
specialmente col caldo che c’è oggi. 39 gradi di percepita, quasi febbre da
cavallo. Nel piccolo bar si arriva
quindi sudati e, nonostante le porte
spalancate, si rimane quasi tramortiti dallo sbalzo di temperatura per l’aria
condizionata a palla. Sono sola a partire, come spesso mi capita in questi
ultimi tempi. Nel bar, dalle nostre parti quando non si sa che prendere, si
ordina un caffè, rigorosamente caffè caldo; quelli del caffè freddo sono una
specie di specie di risulta. Sono stanca, preoccupata dall’impatto sulla mia
salute dell’aria troppo fredda e cerco un riparo dove bere il caffè in pace; in
pace si fa per dire data la grande confusione di gente che si accalca nel
piccolo bar del porto, del piccolo paese, prima della partenza della nave per
l’isola minore. La partenza per l’isola ha sempre qualcosa di affascinante. Lo
può capire chi nell’isola c’è nato, chi ha adottato uno stile di vita
paraisolano, chi ci va spesso con convinzione. La mia preoccupazione ora è
evitare l’aria condizionata. Per
proteggermi c’è una sola possibilità: sedermi su una panchetta, posta tra i due grandi bagni, che è al riparo
dal getto diretto dell’aria fredda. Lì mi posiziono. Manca mezz’ora alla
partenza della nave che, tanto per cambiare, arriverà in ritardo. Ho tempo di
vedere i tanti che entrano nei bagni, bagni che sono rigorosamente distinti per
maschi e per femmine. Sembro stare lì
apposta a guardia dei bagni. Non è che lo faccia apposta, ma sono capitata lì,
lì costretta dall’aria condizionata e devo attendere. I bagni
sono posti uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra. Volgo ad
essi le spalle e guardo in faccia chi entra. Nessuno sembra importarsene più di
tanto.
Gli uomini adulti entrano ed
escono dai bagni più velocemente delle femmine, il che lascia supporre una
maggiore rapidità nell’esecuzione e soddisfazione di un loro bisogno primario.
I maschi sono solerti, durano poco, forse non si lavano neanche le mani, escono
con aria sorniona e poco soddisfatta. Ecco un anziano entrare nel bagno : qui
il tempo di occupazione è molto più lungo; la prostata, si sa, produce con gli
anni i suoi effetti. Il tempo massimo lo impiega un bambino, accompagnato dal
padre : lui urla, il padre lo strattona, e la soddisfazione del bisogno avviene
con lentezza e difficoltà. Il ciclo
vitale del maschio europeo è dunque qui ben rappresentato : urla insoddisfatto
da piccolo, è rapido, scontento e poco efficiente da adulto; riflessivo, attento ai particolari e gentile da anziano
ma, il più delle volte, è ormai troppo tardi.
Il bagno delle femmine riserva
non poche sorprese. Entra una ragazza, poi un’altra, sono in due ed impiegano
un sacco di tempo. Le femmine, specialiste nella relazione, non perdono
l’abitudine neanche in questa occasione. Escono ridendo e lasciano intendere di
stare bene insieme. Una bambina poi entra correndo, le scappa proprio e la madre
è preoccupata che non si imbratti troppo; la pulizia prima di tutto, ma, nei
pubblici servizi (mica solo nei bagni), si sa,
la pulizia non è sempre al massimo. La madre riconquista la bambina ed
escono con fare discreto. Un’anziana signora infine (chi sa perché le anziane
sono sempre signore) entra con andatura barcollante e sembra non uscirne più.
Che si stia sentendo male ? Cosa può esser successo? Mi preoccupo, mi alzo
bussò alla porta del bagno e dico : “ha
bisogno di qualcosa?” Sento una voce
decisa che dice : “chiami qualcuno s’è
inceppata la chiave non riesco ad uscire” A questo punto arriva la nave, l’anziana esce
finalmente dal bagno, il bar si svuota in pochi minuti e tutti siamo pronti a
salire a bordo, la nave a salpare. La piccola isola, non tarderà ad
arrivare.
Lucia Rosa Mari