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Diritti e doveri


Al sud i diritti valgono meno : alcuni esempi. La sanità : il riparto del finanziamento del SSN tra le regioni avviene dando un peso maggiore agli anziani, di conseguenza le regioni dove la speranza di vita è più bassa, come la Campania, ricevono meno finanziamenti.  Istruzione : il fabbisogno di servizi comunali di istruzione è calcolato in base alla spesa storica (più alta al Nord) e non ai livelli di prestazioni sociali omogenei nei territori. Asili nido : il fabbisogno comunale non è misurato in base al numero dei bambini da zero a tre anni, ma agli asili nido esistenti nel 2013; chi aveva pochi asili nido si ritrova con meno risorse assegnate dallo stato. Trasporti : il fabbisogno di trasporti locali è misurato solo per i comuni che avevano il servizio nel 2013. Anche in questo caso il riferimento alla spesa “storica” penalizza chi vuole fare nuovi investimenti ed in particolare le regioni del sud, Campania in testa, Campania che è la prima regione del sud e la seconda regione italiana per numero di abitanti, dopo la Lombardia e prima del Lazio. Ancora drammatici i dati sulla povertà : il rischio povertà risulta triplo nelle regioni del sud rispetto al resto del paese. E’ questo il settore nel quale, con tutta probabilità, occorre intervenire in maniera più incisiva. Devono crescere i servizi alla persona ed essere abbandonate le vetuste misure assistenziali che non hanno prodotto i risultati per i quali tali misure erano state ipotizzate. Il rapporto SVIMEZ 2016 segnala che il PIL delle regioni del sud, nel 2015,  è cresciuto del 1% rispetto allo 0,7 % dell’Italia. Quindi il sud dopo molti anni torna a crescere più delle regioni del centro-nord; a trainare la crescita è il settore agrario, con una crescita del 7,3%, bene il terziario (+0.8%), mentre per quanto attiene l’industria si è verificato un calo dello 0,9% , a causa delle crisi industriali di alcune grandi aziende. La crescita è stata del 5,5% in Basilicata, minore in Sicilia (1,5%) ed in Campania (0,2%), la regione che ha maggiormente risentito delle crisi industriali. In questa direzione il rapporto SVIMEZ suggerisce che, la politica industriale, in special modo al sud, non deve centrarsi sulle “eccellenze”, ma su una industrializzazione diffusa.  Sempre il rapporto SVIMEZ 2016 individua nel termine “aggiuntività” la misura che occorre mettere in pratica per contrastare l’incremento della povertà, e far crescere  i servizi alla persona. Le politiche nazionali devono prevedere maggiori investimenti per il sud, in special modo se si riuscirà ad acquisire  una nuova flessibilità economica da parte dell’U.E. Incrementare  i servizi alla persona significa, tra l’altro, potenziamento delle attività dei servizi socio sanitari e delle cure domiciliari. Intervenire quindi sulle modalità di distribuzione delle risorse,  sulle scelte di politica sociale e sanitaria, privilegiando finalmente gli interventi di prevenzione, anche terziaria, il ruolo della sanità territoriale e dell’interazione tra sociale e sanitario.
Eppure “Il sud rimane lo scantinato d’Italia dove la disoccupazione pesa il doppio, record di precariato e lavoro nero. Dai trasporti pubblici alla sanità, istruzione abbandono scolastico, raccolta differenziata, erogazione acqua potabile fino ai redditi, la ricchezza complessiva,    dal momento che il PIL di Milano è tre volte quello di Crotone. (Michele Ainis  - “Piccola Eguaglianza” – Einaudi 2015.)
Occorre tornare ad investire in sanità, per contribuire a migliorare lo stato di salute della popolazione su tutto il territorio italiano. Se si analizza la spesa sanitaria pro capite nei vari paesi europei si evidenzia infatti che,  in Italia, la spesa sanitaria  è diminuita, in termini reali del 3,5% nel 2013, il terzo anno consecutivo che vede una restrizione della spesa (- 0.9% nel 2011, -3.0% nel 2012). Anche i  dati  del 2014 indicano un’ulteriore diminuzione dello 0,4%, a fronte di una crescita del 1,3% nei paesi OCSE (fonte : Oecd health statistics 2015). Nel prossimo triennio la spesa sanitaria dovrebbe essere leggermente incrementata. Sarà interessante analizzare come tali incrementi si vanno a distribuire. Se l’incremento vale solo a coprire i maggiori costi per i farmaci oncologici e contro l’epatite C non è certo poca cosa. Ma non basta. Vanno finanziati adeguatamente i programmi innovativi delle regioni meridionali, quali la Campania e la Sicilia che hanno dimostrato di saper tenere i conti in regola e che, in quest’ultimo anno, hanno avviato concreti programmi di efficientamento delle strutture ospedaliere,  stanno predisponendo piani territoriali finalizzati al recupero dell’appropriatezza delle prestazioni e ad un diverso rapporto tra strutture pubbliche e private accreditate. Il percorso della Campania è ancora lungo ma si può riscontrare una nuova volontà di intervenire,  su sistemi complessi, quali la programmazione sanitaria e la gestione delle aziende,  che lasciano ben sperare; due esempi : nell’anno 2016 la Regione Campania ha approvato il nuovo Piano Ospedaliero ed il nuovo Piano di riorganizzazione dei servizi territoriali. Sempre nel 2016 si è chiusa la infelice e turbolenta stagione dei Commissariamenti delle ASL e delle AO con la nomina di Direttori Generali Sanitari ed Amministrativi nella quasi totalità delle aziende della Campania, contribuendo a dare stabilità al sistema. La stabilità del sistema è l’elemento che ha assicurato, alle aziende sanitarie del nord e del centro Italia,  di raggiungere le migliori performance. Avere assicurato stabilità alle Asl ed alle AO, anche in Campania, non tarderà a dare risultati positivi. Assicurare  stabilità al sistema sanitario è uno degli strumenti indispensabili,  più efficaci,  anche quando l’obiettivo è  la lotta alle diseguaglianze. Avviare programmi di prevenzione e d’intervento tendenti a favorire la diffusione di buone pratiche è  condizione necessaria e sufficiente per garantire maggiore equità e rendere più agevole l’accesso ai servizi. Più diritti dunque ma anche rispetto dei doveri;  principalmente da parte di chi opera nella pubblica amministrazione, dagli enti locali, alle scuole, dagli ospedali ai trasporti. Anche il rispetto dei propri doveri,  nelle regioni del sud,  deve migliorare.


Roberto Landolfi (medico)