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Una lezione particolare

Oggi parliamo di Romolo. Dobbiamo decidere se sia veramente esistito o se la sua figura sia leggendaria. Molti ne hanno discusso con autorevolezza infinitamente superiore alla nostra. In sintesi, Mommsen dice che Romolo esistette, per la presenza della gens Romilia agli albori della storia di Roma, come sostiene anche qualche antichissimo documento che parla di una tribù Romulia. Altri dicono che Romolo è un personaggio assemblato, un collage ben riuscito per tenere insieme topografia religione e politica. C'è poi il significato della parola ruma, etrusca, forse mammella, forse il nome preindoeuropeo del Tevere. Gli archeologi hanno trovato con i loro scavi il tracciato più antico del pomerio, resti murari in tufo, e forse il sito che può essere associato alla tomba di Romolo o ad un luogo destinato al suo culto, per non parlare della regia  dello stesso. Oltre alla leggenda, che tutti conoscono, e mi fate il piacere di rileggerla se vi sfuggono i dettagli, c'è Plutarco che fornisce il giorno esatto della nascita dei famosi gemelli, calcolato da tale Lucio Taruzio, astronomo o astrologo, amico di Varrone: il 24 marzo del 771 a. C.
A causa della contesa per il trono tra Numitore ed Amulio, il fratello spodestato, Romolo e Remo si trovarono a dover fondare una nuova città per non far torto al nonno (era giusto dopo aver tanto penato per rimetterlo sul trono). Decisero che il luogo più adatto era quello dove erano cresciuti, presso il pastore Faustolo. I pareri però sono discordi fin dal principio: Remo vuole chiamare Remora la nuova città e costruirla sull'Aventino, Romolo  vuole chiamarla Roma e fondarla sul Palatino...(Indovina come va a finire ?  Silenzio!) Dunque Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di avere diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette (pomerium,il solco sacro) e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura.» In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore.
Gli allievi dimenticando che la discussione verterebbe sull'esistenza di Romolo iniziano invece vivacemente a discutere circa il fratricidio. La seconda versione di Livio è accettata dalla maggioranza della classe; pochi preferiscono credere alla storia della rissa con morte accidentale. I più preferiscono immaginare Remo che, sfoggiando un sorriso sardonico, inizia a saltellare attraversando a più riprese il pomerio fino a quando Romolo, dopo averlo avvisato con crescente energia, accecato dalla collera per gli sberleffi ricevuti, non lo trapassa con la spada o, peggio, gli spacca sulla testa il bastone d'ordinanza.
Cercherò di riassumere le posizioni assunte dagli studenti nella discussione difficile da ricostruire integralmente.
1. Romolo e Remo non sono cresciuti in una famiglia regolare e non si vogliono bene. In particolare, è mancata loro la figura materna umana e, in quanto figli della lupa, sono un po' delle bestie. Perciò si capisce che Romolo non ritiene l'amore per il fratello più importante della fondazione della sua città.
2. Questa storia della lupa è una metafora perché la lupa era una prostituta ma non si poteva dire certo a quei tempi, figuriamoci Tito Livio, e quindi l'esempio negativo veniva dagli zii. Anche la mamma biologica aveva avuto seri problemi a fare la vestale che, si sa, era un'invenzione di Amulio.
3. Gli avvoltoi portano male. Il presagio non era stato ben interpretato. Poi a quel tempo erano molto ignoranti e non sapevano che agli uccelli non importa nulla delle decisioni degli uomini. Magari se gli dei ordinano di mandare un messaggio i pennuti non capiscono bene o se ne volano via in cerca di cibo.
4.Sarebbe stato meglio inventare un'altra storia. Non è bello far cominciare un impero dall'assassinio di un gemello.
5. Proprio per questo la storia non è inventata. E' complicato far diventare buono uno come Romolo. Potevano fondare Remoroma insieme.
6. Un re che riesce ad uccidere il fratello è molto temuto e nessuno lo mette in discussione per paura di fare la stessa fine.
7. A me la storia romana non piace. E poi chi ci dice che queste storie Livio(1) non se le sognava la notte, o le raccontava per far piacere a qualcuno?
Mi astengo dal considerare le future possibilità didattiche aperte da una simile discussione: per oggi sono a posto così...

[1] Livio, Ab urbe condita  I, 7 , Garzanti, Milano 1990, trad. di G. Reverdito


Maria Colaizzo