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“Fotografia  di una storia 1968-2018. Il femminismo e i movimenti delle donne a Napoli e in Campania 

“Le donne non sono tutte uguali; i percorsi di crescita, le forme rappresentative, la memoria storica, sono diversi per ognuna di noi. Ciononostante sappiamo per esperienza che i conflitti per le diverse appartenenze sono per noi una risorsa utile, non solo per andare avanti, ma per far si che il nostro lavoro non produca mai la riduzione ad un’unica voce, pensiero, progetto” (Lucia Mastrodomenico)





 Il 22 maggio scorso  si è tenuta  a Napoli   presso l’istituto Gianbattisto Vico,  la mostra  “Fotografia  di una storia 1968-2018 .Il femminismo e i movimenti delle donne a Napoli e in Campani, inaugurata il 10 marzo  presso la Sala Biblioteca  del Consiglio Regionale della Campania 
La Mostra, curata da Luisa Festa, è stata promossa dal Consiglio Regionale della Campania in collaborazione con la Commissione Regionale Pari Opportunità, la Consulta Femminile Regionale, l’Osservatorio contro la Violenza, la Consigliera di Parità. Per l’organizzazione  è stato istituito un comitato tecnico-scientifico composto da  Maria Argenzio, Laura Capobianco , Giuliana Esposito, Maria Vittoria Montemurro, Ilaria Perrelli .
La mostra, realizzata in occasione dei cinquant’anni del ‘68, si propone di documentare la nascita del femminismo e del movimento delle donne  a Napoli ed in Campania; comprende 50  fotografie e passa in rassegna mezzo secolo di lotte sulla questione femminile illustrando le diverse stagioni di impegno femminile e femminista a Napoli. La metà degli scatti presenti sono stati realizzati dalla curatrice Luisa Festa che ha messo a disposizione il suo archivio privato, mentre le altre fotografie provengono dagli archivi CGIL Campania, Press Foto, dalla Mensa Bambini Proletari, Madrigale per Lucia, dalle Tre Ghinee /Nemesiache,  dall’ Udi di Napoli  e In movimento di Salerno 
Un esposizione che parte dalle manifestazioni studentesche, quasi tutte in bianco e nero, a cui seguono  le testimonianze del  movimento  femminista e delle  donne napoletane e campane fino agli anni ’90, per chiudere con le immagini  a colori dei movimenti più recenti “ Se non ora quando” a “ Non una di meno” contro i femminicidi.
La mostra è itinerante; in ogni tappa delle prossime sedi campane si arricchirà di nuove testimonianze documentarie dei singoli territori interessati.


Filo  conduttore della mostra  è  il pensiero di Lucia Mastrodomenico (LM):
“Gli anni 70 sono stati anni di protesta antistituzionale anticonvenzionale, in cui la convivenza dei vari soggetti sociali, in maniera spesso confusa, complessa, evoca utopie, solidarietà, e speranza di praticare un opposizione diversa , di esercitare una critica negativa al sistema. Tutte le realtà attente ai movimenti non potevano non essere coinvolte da quella radicale critica al potere, alla politica, alla vita pubblica e privata che le donne avevano fatto esplodere.  Il movimento femminista italiano ha avuto connotati originali rispetto al resto del mondo (LM)”.  
A Napoli il femminismo nasce nel marzo del 1973, in occasione della prima riunione pubblica presso la libreria « L’incontro» con un gruppo di compagne di Padova (collettivo per il salario domestico). Grande emozione per l’evento che costituiva la prima riunione da sole delle donne napoletane e campane in un luogo pubblico, dichiarando apertamente la volontà del separatismo.  
“Nel ‘75 l’incontro con il femminismo è stato per me determinante. La volontà di tradurre la radicalità e l’originalità dei temi, che dalla pratica di relazione tra donne nascevano sulla scena politica maschile, è stato tutto il lavoro che il movimento delle donne, da quella fase storica, ha portato avanti .( L.M.)”
Il momento di massima diffusione del movimento è a cavallo degli anni ‘75 e ‘77, il collettivo di sole donne rappresentava la forma più diffusa di aggregazione, a volte mediante spinte amicali e spontanee, altre volte a partire dai luoghi di lavoro (sindacato, banca, scuola, ospedale). Anche a Napoli, come in altre parti d’Italia, c’erano i grandi momenti di piazza, la lotta per l’aborto e per i consultori.  Allora la capacità di mobilitarsi a migliaia per una manifestazione e di spostarsi a centinaia per un appuntamento nazionale era definito: «il sistema tam tam» e il sistema di organizzazione del movimento femminista era il collettivo. Determinante fu l’incontro di Paestum dove si ritrovarono  le donne provenienti da tutta l’Italia. 
Tutte le realtà attente ai movimenti non potevano non essere coinvolte da quella radicale critica al potere, alla politica, alla vita pubblica e privata che le donne avevano fatto esplodere. Il movimento femminista italiano ha avuto connotati originali rispetto al resto del mondo.
Il separatismo non ha mai significato, né rappresentato la scelta di separarsi dalla  politica generale, di tagliare il legame con il contesto.(L.M.)”
Anche Luisa Festa era nel movimento e con la sua fedele macchina fotografica ha documentato con occhio attento gli eventi e le manifestazioni del movimento delle donne a cui essa stessa partecipava. La mostra restituisce attraverso le immagini pezzi della storia delle donne napoletane e della Campania; restituisce tutta la potenza della partecipazione delle donne ad un cambiamento culturale epocale che ancora oggi è  necessario  rileggere.
L’opportunità della lettura del periodo attraverso le immagini si è concretizzata attraverso l’illuminato contributo della preside Clotilde Paisio e della professoressa Maria Colaizzo del liceo G.B.Vico di Napoli, che ne hanno consentito l’inserimento, in occasione della Festa dell’Europa, tenutasi presso lo stesso Liceo, rendendo possibile  una riflessione su un periodo davvero importante, non solo nella storia delle donne,  ma in quella di tutti.
La mostra è itinerante e si concluderà a marzo 2019;  si arricchirà, di volta in volta,  di altre foto, espressione della partecipazione delle donne del territorio dove verrà esposta. 
Essa getta le basi del progetto regionale per la costruzione dell’ Archivio Storico delle Donne della Campania .

La Redazione