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Storie di scuola

Dopo gli inqualificabili episodi di aggressioni a professori, da parte di alunni e squinternate famiglie, episodi puntualmente diffusi sul web, vogliamo contribuire a riportare la discussione sulla scuola nei giusti binari, con il racconto di storie rimaste impresse nella memoria di chi le ha vissute.
Storie  raccontate da giovani (e meno giovani)  che ricordano esperienze della loro vita scolastica, alle elementari, medie o liceo. Storie di professori che sono rimaste impresse nella memoria e testimoniano il ruolo indelebile che la scuola ha. Abbiamo raccolto le storie da nostri amici, conoscenti, via mail o nel corso di master, docenze  che, alcuni redattori di “Madrigale per Lucia”, svolgono in varie Università.  (NdR)

Carla G. professoressa di latino. Fui interrogata alla lavagna sull’introduzione di una frase in latino. Io sono andata sempre bene in latino ma quel giorno andai nel panico più totale e presi un bel 2. La prof. mi disse subito: “prenditi una settimana di vacanza, non venire a scuola”. La incontrai un paio d’ore dopo nel corridoio ed aggiunse con tono austero “mi raccomando non dimenticare di tornare a scuola, tra una settimana”

Gabriella O. Scuola media. La prof. una mattina mi disse : hai una bella voce, dovresti studiare canto. Maledettamente non l’ho fatto.

Stefano S. Professore di lingua e letteratura francese : era così appassionato della sua materia, coinvolgente nell’analisi del testo, che tutta la classe (anche quelli che non erano interessati alla letteratura francese) per il gusto di ascoltarlo si presentarono alle sue lezioni, fino alla prima quindicina di giugno, anche chi si era già ritirato da scuola.

Nel corso della mia esperienza di studio o di formazione scolastica, tra i docenti che ho avuto il piacere di conoscere, c’è stata una professoressa di lettere, Carmelina A. che mi è rimasta particolarmente nel cuore. È riuscita a far esprimere il meglio delle mie potenzialità e mi ha arricchita non solo per l’italiano, ma anche e soprattutto per la fiducia che lei ha riposto in me.

La docente Roberta C. disse : Dante Alighieri fa confusione tra scienza e religione. Come se gli astronauti, durante una missione, dovessero trovare Dio. Conclusione : è bello e necessario accostare i vari campi del sapere.

La prof. Silvia D., docente di matematica al terzo liceo scientifico,  ci dette un compito particolarmente complesso. Consegnai il compito di matematica dopo solo 20 minuti. Il mio primo ed unico 5. Venne premiata la mia presunzione. Ancora oggi è uno dei miei principali difetti.

Durante la lettura di un testo, la docente di italiano Rosaria M., mi richiamò perché avevo la testa abbassata sul libro. Ad un certo punto la professoressa fermò la lettura perché, secondo lei, stavo dormendo. In realtà, essendo in uno degli ultimi banchi, non avevo un’ottima visuale. Da lì iniziò un’accesa discussione che si concluse con lo sbattermi fuori dall’aula.

Alla elementari la maestra Franca S. dava delle bacchettate così forti alle mani che la sera ancora avevo male. Una volta che la delusi, essendo tra le più brave della classe, mi punì con due bacchettate alle mani: questa volta però sulle nocche. Il dolore fu fortissimo e credo che non riuscirò mai a dimenticarlo. Ma non dimentico anche le carezze e gli abbracci che mi dava quando andavo bene.

Il professore di filosofia Gennaro G. ci parlò dei criteri di valutazione delle grandi aziende per le scelte dei manager, in base alla loro capacità, senza farsi influenzare da condizionamenti esterni. Era, secondo lui come un gioco, con al fondo una certa quota di verità scientifica. Sottopose la classe ad un test che io ovviamente sbagliai del tutto. Mi convinsi che non sarei mai stato un buon manager. 

Suor Angelina N., alle elementari, spiegava,  mentre io e il mio compagno di banco, ora ortopedico, giocavamo a tris. La suora, resasi conto della cosa, non disse nulla. Alle ore 16, al suono della campanella (eravamo in classe dalle 9 di mattina), mentre tutti tornarono a casa io ed il mio amico dovemmo rimanere in classe fino alle 19,  a giocare ancora a tris. Di questa punizione mia madre fu molto contenta in quanto si liberò della mia presenza per altre tre ore.