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Storie di scuola 2


Storie raccontate da giovani (e meno giovani) che ricordano esperienze della loro vita scolastica, alle elementari, medie o liceo. Storie che parlano di professori e di allievi. Storie che sono rimaste impresse nella memoria di chi ce le ha raccontate e testimoniano del ruolo indelebile che la scuola ha avuto ed ha. Abbiamo raccolto le storie da nostri amici,  o nel corso di master, docenze  che, alcuni redattori di “Madrigale per Lucia”, svolgono in varie Università.  (NdR)

Luigi era il mio professore di storia e filosofia del liceo. È stato in grado di andare oltre la pura e semplice didattica, uno dei pochi professori incontrati, in grado di cogliere le difficoltà e le paure di un adolescente. Ha saputo ascoltarmi ed incoraggiarmi in un momento di difficoltà.

Il prof. di latino e greco del liceo era un bel personaggio: avevo preparato benissimo l’interrogazione di greco. Avevo già superato l’interrogazione di latino. Mi aspettavo l’interrogazione in greco ed invece mi interroga di nuovo in latino. Alle mie osservazioni ed alla mia richiesta di essere interrogato in greco mi rispose: “ma che credi, mica stiamo qui a fare commercio?”

Anna, maestra di terza elementare : ero sempre una delle ultime a cominciare a svolgere il tema d’italiano in classe semplicemente perché di primo impatto non avevo mai idee. La maestra un giorno mi elogiò davanti a tutti perché io, invece di lanciarmi a scrivere, riflettevo. Ora penso: riflettevo anche troppo.

Un giorno il prof. di matematica, Luigi, seconda media, m’interrogò da posto, chiedendomi di risolvere un problema la cui traccia era scritta alla lavagna. Avendo subito compreso che non ero in grado di risolverlo, mi fece andare alla lavagna e mi spiegò la logica di base che sottende la risoluzione dei problemi. Da quel momento non ho avuto più problemi, di matematica.

La prof.ssa d’inglese, al liceo, mi fece un rapporto perché facevo chiasso. Poi mi chiamò in disparte, mi chiese scusa e mi disse che mi capiva, però era difficile per lei non punirmi. Il ruolo che le era stato dato glielo imponeva. Mi dette una gran lezione.

 Mario insegnante di italiano e latino alle scuole medie, dopo aver assegnato un tema d’italiano con titolo libero, espresse la valutazione non solo per la grammatica e la costruzione del pensiero ma soprattutto per la datazione dell’argomento scelto. Così, secondo lui, si metteva in evidenza la predisposizione all’osservazione del mondo e la capacità di critica. Premiò quindi anche compiti scritti con qualche imprecisione grammaticale (tipo il mio), ma attuali e ben commentati.

Al liceo eravamo quattro amici inseparabili. Bravi a fare casino con i professori meno autoritari. Con quelli di latino e matematica ci comportavamo bene perché erano i più punitivi. Sputammo sulla sedia del banco davanti al nostro, nell’ora di spacco. Doveva arrivare l’ottimo amico insegnante di filosofia. Invece si presentò il severo insegnante di latino che, accortosi del fatto, inscenò un processo sommario, al termine del quale ci sospese tutti e cinque (anche il poverino sul cui banco avevamo sputato). Da allora ho imparato che il “caso” è un elemento di cui tener sempre conto. 

Il prof. Giovanni mi “rovinò”un video che avevo girato in classe, perché mi sequestrò la tele camerina. Gli prestai una cassetta della gita e quando me la ridiede mi accorsi che le figlie gli avevano registrato su il video di un cartone animato. Mi beccò che parlavo in classe con le amiche e mi invitò ad andare in bagno a”ritrovare me stessa”

Maria era la prof. d’italiano un giorno nel commentare e correggere un compito in classe notò che tutti ad una domanda  avevano dato una risposta sbagliata e solo io la risposta corretta. Non lo disse. Richiese a tutti la risposta ed io, sentendo le risposte degli altri, cambiai anche la mia dicendo di essermi sbagliata. Giustamente lei mi rimproverò. Questo mi ha insegnato a non lasciarmi influenzare dagli altri ma avere più fiducia in me stessa.

Suor Ernestina, maestra di prima elementare. Alla prova di canto per Natale mi escluse, dicendomi che ognuno  nasce per essere bravo in qualcosa. Io non ero nato per il canto e mi escluse. Ci rimasi così male che ancora ora lo ricordo.

Prof. Cristina : insegnante d’Italiano al liceo classico. Spiegava divinamente la letteratura italiana, in particolare la “Divina Commedia”. Non perdeva mai tempo a parlare di fatti di cronaca ma, un giorno, “perse” un’ora di lezione a discutere con me  dell’intelligenza che Lei considerava misurabile ed io no. Lei mi diede del “dittatore in potenza”che correva il rischio di giustificare i campi di concentramento; le risposi che forse era Lei a giustificarli creando differenze tra persone di serie A e B. A distanza di molti anni l’ho rincontrata. Mi disse che mi portava nell’agenda degli studenti a Lei più cari.

La prof.ssa Rosa, italiano, latino e greco, primo liceo classico, un giorno, prima di fare lezione su Marcel Proust, non ci disse nulla sull’argomento svolto quella mattina, ma fece girare tra noi alunni un pacchetto dal quale ci fece prendere una madeleine  a testa. Ci chiese di assaporarle con calma. Ricordo rimasto indelebile assieme alla passione che trasmetteva per il sapere in sé.