Molteplici sono le definizioni di esperienza; direi in sintesi la conoscenza pratica della vita o di una determinata sfera della realtà, acquisita con il tempo e l’esercizio. Sembrerebbe che attualmente tempo ed esercizio siano categorie quasi fuori luogo; di tempo si sa, non ce n’è per la produzione, figuriamoci per la conoscenza attraverso l’esercizio; esercizio azione ritenuta dai molti sempre più inutile e spesso considerata una perdita di tempo. Così l’esperienza è bella che andata. Perché è così importante recuperarla? A mio avviso è una possibilità che ha a disposizione la politica, sempre più persa nella comunicazione dei social, nel tempo reale, che diviene così un tempo irreale, nell’imperativo (spesso inconsapevole) che Natura abhorret a vacuo, ma l’essere umano no, ha bisogno del vuoto per lasciare spazio alla relazione con l’altro e gli altri.
L’attimo è sempre immortalato dallo smartphone, mezzo di comunicazione che ha davvero modificato le nostre abitudini; “siamo di fronte a mezzi di cui forse non ne abbiamo il pieno controllo né perfetta coscienza di come interagire con esso, così le immagini diventano spesso un filtro per non vivere la realtà, ed il peggio è che la stessa funzione della memoria finisce per non esistere più”. A parlare così è Adelita Husni Bey, artista multimediale e performer italo-libica, in una recente intervista sul settimanale femminile di Repubblica, impegnata in un percorso di ricerca sul tema delle diseguaglianze etniche, di genere e di classe.
L’esperienza dunque per superare la condizione del real time ci lascia sempre in un presente slegato dal passato e soprattutto dal futuro, sistematicamente conciliati in una distratta attenzione, quasi nel terrore dell’approfondimento foriero di poterci fare acquisire la prospettiva del tempo e la ricaduta delle nostre azioni.
Ma dicevamo l’esperienza come conoscenza; conoscere presuppone la presenza di un altro\a o altri; è quella forma di scambio vicendevole reso possibile solo attraverso la relazione con l’altra\o; l’esperienza è tanto più significativa quanto più la relazione è autentica, quanto più la relazione diviene scambio per divenire terreno di condivisione politica.
Affannarsi dietro ad una chat per la maggior parte delle volte non crea valore né per se né per gli altri, nell’illusione di tenere il tempo sotto controllo facendo della connessione a permanenza uno stile di vita.
Probabilmente il lavoro fatto dalle donne nel loro cammino di emancipazione può offrirci un punto di osservazione. Lo spiega molto bene Lucia Mastrodomenico in un suo scritto intitolato “Passione” dove, in un passaggio, ci dice che l’esperienza, in particolare quella delle donne, “se si intende far mondo, si deve essere anche infedeli al passato, le conquiste accumulano eredità nel presente solo se non si resta vittime dei vincoli che, tramite la memoria, ci legano al passato”.
Maria Vittoria Montemurro