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Ancora limiti. Ma più evidenti


A leggere i giornali, in questo periodo ci assale l’ansia oppure la noia. Dipende. Se crediamo che
l’epidemia di coronavirus, che sta accompagnando l’umanità in questo periodo, sia preoccupante,
l’ansia ci assale; se riteniamo, che sia o poco più di un’ influenza stagionale, la noia prevale.
Nel mio precedente, qui pubblicato, “I limiti” tentavo di argomentare sull’incapacità di esperti
(medici, ricercatori), comunicatori (giornalisti, conduttori radio, tv etc.), politici, di fare qualcosa di
utile per la gente. Quando parlo dei medici non mi riferiscono, sia ben chiaro, a quelli che operano
in prima linea, (cui va tutta la mia solidarietà ed anche un po’ di nostalgia, avendo fatto parte della
squadra anch’io fino a pochi anni fa), ma a quanti commentano, sugli organi d’informazione,
l’evento “epidemia”.
Analizziamo gli avanzamenti del fenomeno, dal punto di vista della comunicazione. Finalmente le
tre categorie (esperti-presunti scienziati, giornalisti, politici), hanno cominciato a comprendere che,
i danni prodotti da un surplus informativo, di scarsa qualità, sono superiori ai danni prodotti dai
virus. Si stanno forse dando una regolata e si stanno allineando a quanto richiedono di fare,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità e molte nazioni europee: riportare il fenomeno nelle sue
giuste dimensioni. Evitare catastrofismi, smetterla con le chiusure, non lanciare messaggi che
impediscono alle persone di fare la loro vita normale, andare a scuola, al lavoro, a cinema e teatro,
negli stadi e negli altri impianti sportivi.
La “Cura Cinese” è compatibile con un regime monocratico quale quello imposto dal partito
comunista; non è tollerabile, in uno stato democratico, a meno che l’evidenza di danni per la salute
pubblica (non la presunzione di possibili danni) sia così elevato da richiedere misure coercitive
drastiche. Con ciò non intendo limitare l’entità del fenomeno “epidemia da coronavirus”. Anzi chi
scrive ha sempre ritenuto, nel corso della sua lunga attività di medico che, l’influenza sia una
malattia molto seria, da non prendere sottogamba, nei confronti della quale intervenire con tutti i
mezzi preventivi, curativi e riabilitativi che la scienza ci mette a disposizione.
Sul Corriere della Sera del 27 febbraio ci sono articoli che mostrano, finalmente l’inversione di
tendenza in atto: mi riferisco all’intervista allo “scienziato” Consulente del Ministro della Sanità
che, con piglio decisionista, riporta l’epidemia nei giusti binari; a lui mi accomuna anche la visione
di una sanità che deve essere nazionale ed uniforme in tutta Italia, senza differenze tra Regioni,
Comuni, Municipalità e, perché no, Condomini. Ancora, la speciale intervista ad una paziente
veneta che, con simpatia ed umanità, afferma : “ma quale paura, io sono sempre stata benissimo.
Un po’ di mal di testa, l’unica medicina me la sono data io, qualche tachipirina.”. A seguire
l’intervista al virologo di Milano che si scusa con la collega dell’Ospedale Sacco (a mio avviso
professionista seria ed affidabile) per averla offesa. Il virologo, per intenderci, è quello comparso in
svariate trasmissioni televisive, presentissimo sui social, ancor più, se possibile, del nostro Primo
Ministro che, per poco, non ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie, allarmanti e al tempo stesso
tranquillizzanti, a reti unificate.
Cosa poi dire, sempre riprese dal Corsera, di quanto siano impattanti, le foto del Presidente della
Regione Lombardia, con mascherina, cui va tutta la nostra solidarietà umana; la qual cosa non ci
esime però dal dire che la nemesi esiste, parola di rom, migranti ed ex terroni meridionali.
Infine, il mio amico operatore turistico, inguaribile ottimista, ha letto il mio precedente pezzo, nel
quale avevo riportato alcune sue riflessioni. Mi ha detto di precisare: “I conti delle stagioni
turistiche si fanno ad ottobre, se non a novembre. Dopo un catastrofico inizio primaverile ci sarà,
in Italia, tempo atmosferico permettendo, una splendida stagione turistica, in special modo al sud e
nelle isole” Contento lui….

RL