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Proseguiamo con la pubblicazione di due pezzi ritenuti degni di menzione nell’ambito della VI edizione del Premio Lucia Mastrodomenico. La musica di “Gente come noi”  si può ascoltare tramite il link sotto riportato (NdR)

Gente come noi 



Se ti fermi un istante
In questo mondo così grande
Imparerai a guardare il cielo
oltre ogni grattacielo
Se vorrai un sogno vero
Guarderai nel profondo
Volerai via leggero
Dall'ingratitudine 

(Rit.)
Finché ci sarà 
gente come noi 
Che vive di speranze
Col cuore Pieno di mancanze 
In un mondo che va sempre affondo 
E sentirai
il suono del vento
Dove tutto è perso e spento 

Se ci pensi un secondo
Tutto dura così poco
Ma non è il finimondo
Se brucierai come il fuoco
Riuscirai a migliorare
Imparerai a dimenticare
quello che ti ha fatto male
che non riesci più ad amare 

(Rit.)
Finché ci sarà
gente come noi 
Che vive di speranze
Col cuore Pieno di mancanze 
In un mondo che va sempre affondo 
E sentirai il suono del vento
Dove tutto è spento e freddo 

(Finale)
E scoprirai 
la bellezza di tutto quel che hai perso 
E capirai 
che non sei solo in questo universo

Simona Stefanelli (Liceo Mazzini)


Non so raccontarti la neve…
Caro Paul,
Ho deciso di scriverti questa lettera perché da quello che vedo ho capito che non avrai mai l’opportunità di vivere l’infanzia che io ho vissuto. Ho difficoltà ad immaginare come e da dove iniziare il mio racconto, poiché le cose potrebbero andare o male o malissimo se, da quello che capisco, i responsabili che ci governano continueranno a prendere sotto gamba gli inquietanti segnali che il nostro pianeta ci sta inviando. Anche io infatti, come gli antichi greci, considero questo nostro mondo al pari di un organismo vivente che in questo momento sta soffrendo. Pochi sono quelli tanto sensibili da captare tali segnali di insofferenza. Tra questi ricordo una mia coetanea svedese che sono sicuro tu studierai sui tuoi libri di storia come la moderna Cassandra.
Caro Paul, devi sapere che quando io ero piccolo il mondo era diverso da quello che tu stai vivendo. Non mi potrò mai dimenticare quando andavo con mio nonno nei boschi e sentivo l’aria fresca sul viso. Non c’era bisogno di preoccuparsi della qualità dell’aria e mi risulta assai difficile immaginare il minuscolo sensore che porti sotto la mascherina, che ti informa quando indossarla oppure no. D’estate andavo al mare con la mia famiglia con delle maschere e vedevamo molte specie di pesci sott’acqua. Oggi andare a farsi un bagno sarebbe assurdo da pensare perché ormai in mare non sono rimaste che le meduse e la temperatura rischierebbe di farti sentire male. La primavera e l’autunno erano le stagioni che mi piacevano di più perché anticipavano le belle, quelle in cui si poteva uscire all’aria aperta durante il tempo libero. Purtroppo questa cosa si è ormai persa poiché la primavera e l’autunno, al contrario delle belle stagioni, ovvero l’estate e l’inverno, sono le uniche che permettono all’uomo di sopravvivere date le temperature ancora sopportabili. Anche se pure, durante la mia infanzia, il mondo era cambiato; infatti iniziavano ad apparire i primi segnali di allarme da parte degli scienziati che per me erano difficili da credere poiché, essendo nato durante quel periodo, non sapevo com’era stato il mondo prima e tutto mi sembrava normale. Il vero problema di questa crisi, mio caro,è l’ignoranza di coloro che si ostinano a governarci in maniera sbagliata e che prendono sottogamba la comunità scientifica, che cercano di farci credere che sia tutto normale quando invece non lo è. Ricordo gli inverni in montagna con gli amici, dove era pieno di neve, con la quale facevamo pupazzi e palle di neve che ci lanciavamo addosso: tutto questo a te è stato negato per colpa del riscaldamento ambientale che ha portato via la neve dalle montagne. Non hai proprio idea, la sensazione che provavo maneggiando quella soffice e candida materia che infatti non so come descriverti meglio. Quindi ti scrivo questa lettera per chiederti scusa, perché così come la mia generazione non è riuscita nel difficile compito di preservare al meglio l’unico pianeta che abbiamo, io non riesco a raccontarti la neve.

                                                                                                              Con affetto 
                                                                                                              Mattia 23/03/2070
Mattia Copellino (Liceo Vico)