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Alcuni esempi: Enrique Irazoqui. Alessandra Samira Mangoud. Due morti.

È morto a Barcellona, alcuni giorni fa, Enrique Irazoqui, il Cristo del Vangelo Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Aveva 76 anni. Lo ricordiamo volentieri, tra i pochi, per la sua bellezza antica, per il carattere non facile, per la sua interpretazione di Cristo e per essere stato un campione di scacchi. Pasolini lo scelse per il ruolo di Gesù, tra i tantissimi candidati, per il suo volto spigoloso e per la sua personalità: quindi Pasolini ebbe il suo Gesù Cristo eterodosso, interpretato da un ateo comunista; Irazoqui, che nel 1964 aveva vent’anni, accettò per soldi. Così raccontano le cronache dell’epoca. Con i soldi che percepì avrebbe finanziato il movimento clandestino antifranchista.

Vangelo secondo Matteo, indimenticabile film, girato in bianco e nero a Matera, dai riferimenti pittorici e musicali straordinari. Irazoqui fu doppiato magistralmente da Enrico Maria Salerno, il che contribuì al successo anche suo personale. Il film vinse non solo il Leone d’Argento al festival di Venezia ma ebbe anche il riconoscimento del mondo cattolico con l’Osservatore Romano che arrivò a definirlo “il più bel film su Gesù di tutti i tempi”

Irazoqui, incurante di tanto successo, non proseguì la carriera cinematografica. Trasferitosi a Parigi, si laureò in economia. Ma dopo una breve carriera di manager, subito abortita, si trasferì negli Stati Uniti dove conseguì una seconda laurea in Letteratura Spagnola e si diede all’insegnamento. 

Venne poi la passione per gli scacchi dove eccelse, battendo tanti campioni di quegli anni, arrivando a sfidare e battere anche molti computer, contribuendo allo sviluppo delle scacchismo informatico.

Ecco Enrique Irazoqui, uno spirito libero, un’esistenza “fatta a pezzi”, poco incline al successo da prima pagina, così la sua vita, così la sua morte.

 

Alessandra Samira Mangoud è morta a 29 anni, il 20 febbraio 2009. Ce lo ricorda la scrittrice italiana di origine somala, Igiaba Scego, sulla prima pagina del quotidiano “Domani”, del 19 settembre. Samira è morta senza avere la cittadinanza del suo paese: l’Italia. Era nata a Roma da madre filippina e padre egiziana. “Non ha mai votato, non ha mai avuto il passaporto della sua terra natia, non ha mai potuto dimostrare di essere italiana, anche se lo era”. “Sono passati 11 anni e la riforma della cittadinanza promessa non è mai arrivata. Da destra hanno fatto ostruzionismo alla riforma della legge sulla cittadinanza. A sinistra solo dichiarazioni; al momento di passare all’atto pratico tutti hanno preferito tradire le aspettative di generazioni di figli di migranti speranzosi in un cambiamento. piuttosto che rischiare qualcosa”. Così ci ricorda la Scego: nulla avviene in Italia, sul diritto di cittadinanza. Con le dovute eccezioni però. La Scego, nel suo pezzo, cita il caso di Samira, allegra, caparbia, leale, che collaborava con la rete G2, seconda generazione, che si batte per i diritti dei tanti figli di migranti nati e vissuti nel nostro paese; cita inoltre il caso del calciatore Suarez, che dovrebbe trasferirsi all’invincibile Juventus. La Juventus può tesserare Suarez, uruguaiano a tutti gli effetti, solo se assume la cittadinanza italiana, aggirando la norma sul tetto dei calciatori extracomunitari. Suarez può divenire italiano perché sposato con la figlia di un cittadino italiano emigrato in Uruguay. Due pesi e due misure. 29 anni non sono bastati a Samira, pochi giorni saranno sufficienti a Suarez che, qualche giorno fa, è venuto a Roma, per superare l’esame di italiano, condizione sufficiente (per lui) ad ottenere la cittadinanza.

“E’ ora che l’Italia, soprattutto se si vuole proiettare nel futuro, si doti anche di un diritto di suolo e accetti finalmente di essere un paese plurale. La vera notizia sarebbe questa e non se Suarez andrà o no alla Juventus” conclude la Scego.  

Ecco, a distanza di 11 anni dalla morte di Samira, nulla è cambiato. In Italia la destra fa drammaticamente il suo mestiere, la sinistra no; sempre per paura di perdere le elezioni. Manco le stessero vincendo, da qualche anno a questa parte.

 

La Redazione