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Alcuni esempi: SURE 27. MES 36. Recovery Fund 209. Jeffrey Sachs.

Quanti soldi a seguito del Covid. Tanti miliardi di euro all’Italia. Il panorama europeo sta cambiando. L’Italia sembra avere un ruolo diverso e più incisivo. Certo, non sono soldi regalati; sono prestiti, ma quasi a tasso zero. Se un imprenditore vuole avviare un’attività chiede un prestito; se una famiglia vuole acquistare una casa fa un mutuo. Insomma avere soldi da spendere è meglio che non averli. Un’occasione storica per l’Italia.

Il Sure vale  27 miliardi di euro;  il primo risultato concreto dell’accordo europeo di luglio, il primo prestito frutto di debito comune dell’area Euro. All’Italia poco più di 27 miliardi di euro. Il SURE acronimo di “State Supported Short Time” finanzierà innanzitutto, nel nostro paese, il prolungamento della cassa integrazione. L’Italia prenderà i 27 miliardi, somma che poi dovrà restituire all’UE. 

Il  MES (Meccanismo Europeo di Stabilità – finalmente in italiano) vale per l’Italia 36 miliardi di euro per il potenziamento del servizio sanitario nazionale (SSN). Il governo non ha deciso ancora se prendere il MES: Favorevole PD, contrari i 5 stelle. Significherebbe ristrutturare gli ospedali,migliorare l’assistenza territoriale, assumere un bel numero di giovani. Che aspetta il governo a decidere: si muovesse a prendere i soldi del MES per migliorare il SSN, per i giovani che devono lavorare, per i vecchi che hanno sempre più bisogno di assistenza.

Il RF (Recovery Fund) vale ben 209 miliardi e il governo italiano ha deciso di prenderli, i 209 miliardi. Soldi in parte a fondo perduto, in parte da restituire all’UE. Per farne che? E qui viene il bello. L’ UE chiede “pochi progetti qualificati e non una lista di micro misure”. Il governo ha nominato, tanto per cambiare, la solita commissione di esperti che dovrà decidere come spendere, a partire dal 2021, i 209 miliardi. L’ex ministro Padoa Schioppa ha lanciato un’idea quanto mai interessante: “decontribuzione per le imprese che assumono giovani da far durare qualche anno”. Confindustria vuole più risorse per le imprese. I sindacati lo sblocco dei contratti bloccati da anni. I soldi andranno al solito in gran parte alle regioni del nord o qualcuno (governo, regioni, universitari, imprenditori etc.) riuscirà ad avanzare proposte fattibili, credibili, eticamente sostenibili per il meridione? Ci manca un Machiavelli meridionale che sia capace di consigliare, a fin di bene, il Principe di turno. 

 

Jeffrey Sachs, un nome da non dimenticare. Economista americano, professore alla Columbia University, ci dimostra come  da ogni disciplina, quando orientata al bene comune, è possibile che sgorghino idee e progetti positivi. La sua scienza viene definita “economia della sostenibilità”. Recentemente ha partecipato all’ESOF 2020 (Euroscience Open Forum) che si è svolto a Trieste. Prendendo spunto dalle conseguenze del COVID, Sachs ha elaborato una serie di riflessioni molto interessanti. A margine del convegno  ha rilasciato un’intervista a Sara Moraca, del Corriere della Sera. Riportiamo alcune delle risposte di Sachs:

“L’obiettivo numero uno è certamente sopprimere il virus. La situazione è più grave nelle società dove c’è più disuguaglianza sociale: i ricchi si salvano, i poveri soffrono. Il peggio accade quando alla disuguaglianza si somma la presenza di leader populisti come Trump o Bolsonaro: non sono solo incompetenti, ma anche crudeli. Una volta sconfitto il virus potremo avviare la ricostruzione per un mondo prospero, inclusivo e sostenibile”

“La nuova era digitale offre dei vantaggi enormi per l’e-governance, come il voto elettronico, i pagamenti elettronici, la telemedicina, la stampa in 3D e così via. Ma ci sono rischi evidenti. Il digitale divide tra chi è connesso è chi non lo è, le fake news, la perdita di privacy, il rischio di formazione di monopoli, la crescente disuguaglianza di reddito e di ricchezza. Si tratta della solita lotta: la tecnologia ci rende più potenti, l’etica è necessaria per usare questo potere per fare del bene”

“Consideriamo quattro attori sociali: scienziati e ingegneri, politici, imprenditori e società civile. Attualmente le aziende utilizzano la scienza a scopo di lucro, i governi usano la scienza per scopi militari e la società civile si preoccupa dell’uso improprio della tecnologia digitale avanzata. Preferirei che tutti i principali attori sociali lavorassero insieme per uno  scopo comune: lo sviluppo sostenibile e continuassero a collaborare per raggiungere obiettivi specifici, come un’economia a emissioni zero entro il 2050, l’accesso universale ad un’istruzione di qualità entro il 2023 e un vaccino efficace contro il COVID il prima possibile”

 

La Redazione