Datato probabilmente al III secolo, anche se sono possibili date anteriori fino all'anno 85, il graffito è stato trovato sul Palatino a Roma nel 1857 negli scavi del Paedagogium, una sorta di collegio di epoca domizianea, destinato in particolare alla formazione dei paggi imperiali provenienti verosimilmente da classi sociali medioalte.
La raffigurazione è composta da tre disegni: il corpo di un uomo crocifisso con la testa di un animale (con ogni probabilità un asino o un mulo); un uomo in adorazione e infine la scritta in greco anticoΑλΕξΑΜΕΝΟς CЄΒΕΤΕ ΘΕΩN (che traslitterata corrisponde ad Alexamenos sebete theon) che significa "Alessameno venera [il suo] dio". Il testo è scritto con grafia irregolare; utilizza infatti contemporaneamente lettere maiuscole e minuscole senza utilizzare accenti. La lettera sigma (σ,Σ) iniziale del verbo sebete (σεβετε) (interpretato come una variante fonetica di σέβεται, terza persona del presente indicativo medio-passivo σέβομαι col significato di "venero, onoro") è tracciata nel graffito come una sigma lunata. Questa grafia - che assomiglia, nella forma maiuscola, ad una C in luogo della classica Σ - era tipica dell'alfabeto greco orientale. ΘΕΩN è storpiatura ortografica di ΘΕON.
Per valutare il contesto in cui nasce questo graffito, bisogna considerare che una maggioranza religiosa consolidata e storicamente presente su un territorio esercita un atteggiamento discriminatorio nei confronti di altri movimenti religiosi, che sente competitivi sul piano culturale e sociale. Per i romani i cristiani rappresentavano una setta pericolosa, dalle abitudini oscene e disgustose. Si pensava che i cristiani praticassero cannibalismo rituale, violenza sessuale nei confronti di bambini, omicidio e infanticidio rituale, insomma coltivassero un profondo odio nei confronti dell'umanità. Si credeva inoltre che i cristiani praticassero l'onolatria, vale a dire l'adorazione di un asino (l'Onocoete), e il povero asinello simbolo di saggezza e pazienza diveniva creatura malvagia, come nella religione egiziana, dove era animale sacro del dio Seth, assassino di Osiride.
Nel II secolo il cristianesimo era ormai molto diffuso, a dispetto dei pagani che diffidavano profondamente del messaggio e del racconto evangelico, attribuendo al culto cristiano una dimensione di irrazionalismo e di ambiguità. Il Cristo crocifisso veniva interpretato come un simbolo di morte, il segno di un atteggiamento negativo e malevolo nei confronti della realtà e della vita stessa. I cristiani erano adoratori della morte, e in maniera del tutto incomprensibile credevano nella resurrezione dei defunti. Ci si sarebbe potuti trovare, insomma, sommersi da zombie di tutte le età e di tutte le epoche.
Maria Colaizzo