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Più volte, sulle pagine del periodico che state leggendo, abbiamo avuto modo di prendere posizione contro il progetto di Autonomia Differenziata. Non perché sia sbagliato in sé, ma perché non rappresenta una priorità nel nostro paese,  è destinato ad aumentare  le disuguaglianze territoriali e produrrà danni più che benefici nelle  regioni meridionali. 
Finalmente un pronunciamento chiaro ed esplicito sull’Autonomia Differenziata, che, sia ben chiaro,  nulla ha a che vedere con un sano ed utile federalismo, viene dai vescovi. 
Non da quelli meridionali, ma da quelli di tutta Italia, riuniti a Benevento. Riportiamo il pezzo pubblicato su Repubblica che ne da notizia. Atteso che i partiti politici paiono  essere, seppur con diverse sfumature, tutti d’accordo sul progetto di autonomia differenziata, è importante che associazioni, università, singoli, prendano posizione contro l’autonomia differenziata, come hanno fatto i vescovi Italiani  e facciano sentire la loro voce.
Noi l’abbiamo fatto e continueremo a farlo, memori di quanti danni ha prodotto nel sud Italia (ma anche in tanti territori “deboli”  del nord)la modifica del titolo V della Costituzione del 2001 che ha introdotto il regionalismo spinto in sanità. Tanti danni per le popolazioni del sud (speranza di vita alla nascita più bassa di 2 anni per chi nasce al sud rispetto a chi nasce nel centro o nord Italia). Privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, come il caso della Regione Lombardia  ha tristemente dimostrato nelle prime fasi dell’epidemia da Covid 19.
L’Autonomia differenziata non è federalismo, non è decentramento, è semplicemente offrire più risorse, più servizi (sanità, scuola etc.), a chi ha già di più.(RL)

Autonomia regionale, l'allarme dei vescovi sull'Italia divisa
di Antonio di Gennaro
Il commento: la riforma voluta dalla Lega e appoggiata dalla destra e da settori del centrosinistra incluso il Pd produrrà danni irreparabili al Paese. La Chiesa alza la voce

L'intervista di Conchita Sannino al vicepresidente della Cei e le corrispondenze dal convegno di Benevento dei vescovi italiani sulle aree interne, pubblicate su questo giornale, hanno dato conto di quello che senza dubbio è il fatto politico più rilevante di questa campagna elettorale: la presa di posizione chiara, netta della chiesa cattolica italiana sull'Autonomia differenziata e sui migranti. Nella dichiarazione finale dell'incontro ci sono parole che pesano come pietre: " qualora entrasse in vigore l'Autonomia differenziata, ciò non farebbe altro che accrescere le diseguaglianze nel Paese".
La cosa importante è che non sono i vescovi del Mezzogiorno a parlare così, ma quelli " provenienti da tutto il Paese, riuniti a Benevento per riflettere sui criteri di discernimento con l'obiettivo di elaborare una pastorale per le Aree interne".
È all'Italia intera che i vescovi guardano, un paese che si sta spaccando in due non solo trasversalmente ma anche longitudinalmente, tra una galassia di aree metropolitane che occupano meno del 20% del territorio, ma dove si addensa il 60% della popolazione, e il restante 80% del suolo nazionale, quello dei piccoli centri che gestiscono una ruralità straordinaria e immensa, che continuano a perdere uomini, servizi, risorse, rappresentanza, capacità amministrativa e di presidio.
La cosa inaccettabile, a giudizio dei vescovi, è il divario civile che si è creato e si va sempre più accentuando: la ripartizione ineguale delle risorse tra le due Italie nega sempre più a una quota importante di popolazione l'accesso ai diritti costituzionali fondamentali, a partire da salute, istruzione, assistenza ai più deboli.

Tratto da “La Repubblica” del 5 settembre 2022