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Compie 90 anni l'"ospedale" che cura via radio i naviganti in mezzo al mare

di Luca Liverani 
tratto da “Avvenire” del 17 aprile 2025

È il Centro Internazionale Radio Medico fondato nel 1935 dal medico Guido Guida e da Guglielmo Marconi. Più di 140 mila pazienti curati gratis a distanza. E un parto assistito nel volo sul deserto.

La prima sede del Cirm a casa del medico Guido Guida - Cirm

Da 90 anni è l’ospedale di chi è in navigazione, in mare o in cielo. È il Centro Internazionale Radio Medico (Cirm), un’eccellenza italiana che dal 1935 cura – gratuitamente e 24 ore al giorno - marinai di ogni nazione e a ogni latitudine. Tutto grazie all’intuizione di un medico amico di Guglielmo Marconi. A oggi sono stati 140.503 i casi affrontati via radio dalla squadra del Cirm, pionieri della telemedicina. Fondatore, quasi un secolo fa, è il medico trapanese Guido Guida. Suo padre, proprietario di pescherecci, si ferisce a una gamba in navigazione. Morirà dissanguato prima di arrivare in porto. Il figlio intuisce che la rivoluzionaria invenzione di Marconi può essere vitale per i marinai. Ieri grazie ai segnali Morse, poi via radio, dagli anni ‘80 con i sistemi satellitari.
Il compleanno da 90 candeline del Cirm è stato festeggiato nei giorni scorsi nella storica sede romana, dal 1962 all’Eur. C’era anche la figlia del premio Nobel inventore della radio: «Mio padre amava il mare e amava la vita – ha detto Elettra Marconi, brillante signora novantacinquenne – e il suo obiettivo era unire con la radio i popoli, non dividerli con le guerre come accade oggi. Per lui la radio poteva e doveva abbracciare il mondo».

Una parte dello staff medico - Cirm

Il primo caso risolto è datato 7 aprile 1935. Il mercantile Perla, salpato da Dakar, contatta il Cirm chiedendo aiuto per il fuochista che ha la febbre a 39 e le convulsioni. Dalla prima sede nella casa romana del professor Guida, in via Torino, parte la prescrizione di antipiretici e bromuro. Se necessario, si legge nel Marconigramma dell’epoca, «tintura di oppio 10 gocce ogni 5 ore». Il fuochista nella notte seguente comincia a migliorare e riuscirà a guarire. L’anno scorso sono stati complessivamente 8.964 le persone assistite dal Cirm, la maggior parte, 7.054 pazienti, del tutto gratuitamente. Gli altri 1.910 nell’ambito del Servizio Premium, un abbonamento che prevede attrezzature telemediche per raccogliere a bordo esami diagnostici poi trasmessi al medico. Quest’anno finora sono stati 2.585 i pazienti trattati.
Presidente del Cirm dal 2011 è il professor Francesco Amenta, che qui ha cominciato a inizio anni ’80 come medico di guardia. «Bisogna pensare che le navi da carico – spiega - sono l’80%del traffico navale e non hanno a bordo personale medico. La medicina a bordo è da sempre un grandissimo problema. Con la scoperta dell’America nascono le lunghe rotte trans-oceaniche. Con i piroscafi arriva la navigazione dei transatlantici per passeggeri. E arriva il medico a bordo. Ma è l'invenzione della radio che crea stazioni costiere – racconta il professor Amenta – e nel 1920 lo Stato di New York concede la prima frequenza radio alla Seamen Church presbiteriana per un servizio di assistenza. Sono gli anni in cui anche la chiesa cattolica promuove l’apostolato del mare di Stella Maris». Nel 1935 dunque arriva il Cirm. Riconosciuto Ente Morale nel 1950, diventa Fondazione e comincia a ricevere un contributo annuale.

Un medico del Cirm risponde alle richieste arrivate da un mercantile - Cirm

«Il Cirm non è l’unico – precisa il presidente Amenta – perché nel mondo ne esistono una ventina. Ma noi trattiamo ogni anno il triplo dei casi del secondo servizio radio medico, quello della Danimarca. Forse perché abbiamo una storia antica. O perché lavoriamo meglio di altri», dice con un sorriso. Oggi i contatti sono soprattutto via mail, poi anche per telefono. Internet, la trasmissione di dati biomedici, le videochiamate facilitano molto il lavoro. Nel 2024 il 70% dei casi è stato risolto a bordo. Nel 25% invece c'è stato lo sbarco del paziente nel porto di arrivo. Per l’1% è stato necessario un dirottamento d'urgenza verso il porto più vicino, eventualità temuta dagli armatori perché molto costosa. Nel 3% il Cirm ha collaborato a realizzare la missione di una nave o di un elicottero per un trasferimento rapido. Le patologie sono soprattutto quelle dell’apparato digerente, poi le malattie della cute, quindi gli infortuni e le malattie osteomuscolari. In calo gli incidenti, crescono le patologie dermatologiche. A chiamare sono soprattutto navi da carico: cisterne, porta container, petroliere. Più rare le richieste da pescherecci o navi da diporto.
Nella sua lunga carriera di medico via radio il professor Amenta ne ha “ascoltate” di tutti i colori. «Un caso molto bello è stato quello di un elettricista rumeno in una traversata dalla Cina al canale di Panama. Aveva seri disturbi comportamentali e sulla nave avevano finito gli psicofarmaci. È stato necessario un lavoro particolare anche con conversazioni telefoniche. Ma chissà dove sarebbe finito, una volta sbarcato a Manzanillo, in Messico. Con l'Ambasciata d'Italia abbiamo identificato una buona clinica psichiatrica, presentando il caso ai medici. Risolta la fase acuta il paziente è tornato a casa in Romania, a Costanza. Mi ha chiamato per ringraziarmi».

La sede del Cirm all'Eur – Cirm

Un altro caso difficile si è verificato durante la pandemia: «Un direttore di macchina filippino con Covid molto acuto non era stato ricoverato a Singapore per le restrizioni imposte dal governo locale. Lo abbiamo accompagnato per 5 giorni, sempre grave e sotto ossigeno, assistendo l’equipaggio per le misure di isolamento. La situazione si era fatta disperata, così con gli armatori abbiamo fatto decollare un elicottero dalle Filippine. È stato ospedalizzato ed è guarito. Anche lui ha avuto la cortesia di chiamare il Centro per ringraziarci».
Dal 1952 il Cirm fa assistenza anche agli aerei. Più unico che raro il caso del parto assistito in alta quota. «Primi anni '80, ci chiamano da un A-300 Alitalia in volo da Roma per Nairobi. Sopra al deserto del Sudan a una ragazza si rompono le acque. Mancavano 3 ore all’arrivo, altrettante per tornare indietro. È stata una notte lunghissima, cinque ore al telefono. Hanno allestito la sala parto su una poltrona di prima classe, fortunatamente c’era un’infermiera inglese e una hostess mamma già di diversi figli. È nato un bel maschietto. E l’aereo è atterrato in orario». Con un passeggero in più rispetto al decollo.
Quante vite ha salvato via radio? «Non lo so, penso tante. Qualcuno ci ha ringraziato, la maggior parte no. Ma è successo anche a nostro Signore, con un solo lebbroso, di dieci guariti, tornato a ringraziarlo. L'importante è fare al meglio possibile il nostro lavoro, nella nostra interpretazione moderna della quinta opera di misericordia corporale: “Ero malato e mi avete visitato”». Via radio.