tratto da Avvenire di venerdì 1 agosto 2025
C’è il forte
rischio di non riuscire a spendere, entro il termine di giugno 2026, gran parte
dei 200 milioni previsti dal Pnrr per il superamento degli indegni ghetti dei
lavoratori immigrati. Così il governo è intenzionato a utilizzarli come
incentivi alle imprese agricole affinché realizzino loro delle strutture di
accoglienza per i braccianti. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Marina
Calderone, nel corso del Tavolo interministeriale contro il caporalato, che non
si riuniva da più di un anno, presenti anche i colleghi Lollobrigida e
Piantedosi, i rappresentanti sindacali e imprenditoriali. Si è parlato anche
dei decreti attuativi del Decreto Agricoltura, dello stato di avanzamento della
Banca dati degli appalti in agricoltura, dell’attuazione della condizionalità
sociale della Pac, delle agevolazioni per le imprese che si iscrivono alla Rete
del lavoro agricolo di qualità. Ma la preoccupazione maggiore espressa dai
sindacati è quella che vadano persi, o spesi male, i fondi del Pnrr.
Lo scorso 23
luglio il Commissario straordinario per il superamento dei ghetti, Maurizio
Falco, ha comunicato lo sblocco di 12 progetti, per un ammontare di circa 26
milioni, e per appena 700 persone. Molto poco e, oltretutto, si tratta di
piccoli insediamenti: Castelguglielmo (Ro), Saluzzo (Cn), Pescara, Castel
Volturno (Ce), Eboli (Sa), Corigliano-Rossano (Cs), Lesina, Carpino e Carapelle
(Fg), Bisceglie (Bat), Brindisi, Siracusa. Mancano i grandi ghetti pugliesi dei
comuni di Manfredonia (54 milioni), San Severo (27 milioni), quello calabrese
di San Ferdinando, la provincia di Latina. Oltretutto uno dei 12, Lesina, ha
rinunciato a 1,9 milioni per la ristrutturazione di un ostello per ospitare 30
braccianti immigrati. « La comunità è contraria», ha spiegato il sindaco
Primiano Di Mauro. Già da tempo anche il Comune di Rovigo aveva rinunciato a un
milione di euro per ospitare sempre 30 lavoratori in strutture pubbliche da
ristrutturare. La pensano diversamente nel vicino comune di Castelguglielmo
che, invece, grazie a 1,6 milioni realizzerà l’accoglienza di 50 lavoratori.
Intanto lo sfruttamento certo non è calato, come dimostrano i fatti di cronaca
delle ultime due settimane.
Al Nord come al
Sud. Il 15 luglio i carabinieri di Portomaggiore (Ferrara) arrestano un
cittadino pakistano, un “caporale” che reclutava manodopera immigrata per le
aziende agricole, spesso irregolare: 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, cinque
euro l’ora, costretti a vivere in un’abitazione fatiscente, pagando 150 euro al
mese. Il 18 luglio a Sabaudia in provincia di Latina un bracciante indiano sikh
muore travolto da un’auto mentre si reca in bicicletta al lavoro. Il terzo
dall’inizio dell’estate. E non è solo agricoltura. Il 19 luglio il gip di
Milano convalida il sequestro preventivo d’urgenza di oltre 43,5 milioni di
euro per frode fiscale a carico di Rhenus Logistics spa, accusata di
“somministrazione illecita di manodopera” attraverso cooperative “filtro”. Il
22 luglio viene arrestato a Satriano, in provincia di Catanzaro, il titolare di
un’attività commerciale al quale vengono contestati lo sfruttamento e
l’estorsione ai danni dei dipendenti, impiegati per 10 ore a fronte delle 4
previste dal contratto a tempo parziale, senza versare i contributi
previdenziali. Costretti a restituire una parte dello stipendio in contanti,
pena il licenziamento. All’attenzione delle forze dell’ordine finiscono anche
gli autolavaggi.
Un primo, a Colleferro (Roma), viene posto sotto sequestro il 23 luglio perché il gestore, egiziano, sfruttava due connazionali facendoli lavorare anche 10 ore al giorno per 6 giorni a settimana, con stipendi molto più bassi dei contratti collettivi e in violazione delle norme di sicurezza. Il 24 luglio un blitz dei carabinieri di Firenze negli autolavaggi della provincia fa emergere illegalità in 12 impianti per occupazione irregolare e lavoro insicuro. Il 26 luglio tocca al Casertano dove i carabinieri, in tre autolavaggi, scoprono 15 lavoratori in nero, alcuni dei quali “irregolari”, denunciano tre persone e comminano sanzioni per oltre 77mila euro. Infine, il 30 luglio ad Altavilla Milicia, nel Palermitano, viene sequestrata una macelleria e indagato il titolare per sfruttamento di 4 dipendenti, impiegati in nero con paghe più basse di oltre il 50% rispetto agli importi minimi previsti dai contratti nazionali e senza il riconoscimento del lavoro notturno.